Everest e Himalaya, stagione terminata: solo una nuova via, tanti decessi
Una stagione particolare questa primavera in Himalaya dove le corte finestre di bel tempo hanno impedito i progetti più ambiziosi. Stagione caratterizzata quindi più per i numerosi decessi (20 in tutta la catena Himalayana), dovuti anche all’elevato numero di spedizioni commerciali, che per gli esclusivi progetti intrapresi.
Nessuna nuova via sugli 8000
Bielecki e Berg non hanno nemmeno tentato una nuova via sull’Annapurna, dopo aver fallito anche sul Langtang LiRing (7227m) a causa del maltempo.
Cory Richards e Topo Mena hanno tentato una nuova via sul versante tibetano dell’Everest, sono giunti fino a 7700m. Anche qua le brevi finestre di bel tempo non hanno permesso un assalto alla vetta.
Colibasanu, Gane ed Hamor hanno tentato una nuova via sul Dhaulagiri. Niente da fare anche per loro che non hanno nemmeno fatto un tentativo di push dopo aver attrezzato la parte più difficile della via nei primi giorni.
Hong Expedition, all’inviolata parete sud del Lhotse, sono arrivati molto in alto a campo 5 a oltre 8000m ma hanno dovuto desistere per le pessime condizioni meteo. Era una spedizione internazionale molto forte che contava scalatori esperti come lo spagnolo Egocheaga ed il colombiano Morant. Il coreano sta provando l’ultimo tentativo con i suoi sherpa.
Anche sulle montagne di 7000 hanno dovuto rinunciare alla vetta cordate importanti come quelle di Nives Meroi e Romano Benet sul Kangbachen (7902m): i due hanno dichiarato che serviva essere in tre per arrivare in cima.
Le altre spedizioni
L’unica grande impresa portata a termine è quella degli sloveni Marek Holeček e Zděnek Hák, che hanno aperto una nuova via sulla terribile parete Nord-Ovest del Chamlang (7319 m), alta 2000 metri e compiuta in 8 giorni. La montagna si trova in Nepal centrale a poca distanza dal Makalu.
Ancora peggio è andata al veterano spagnolo Oscar Cadiach che è stato costretto a rinunciare al Gyachung Kang (7.952m) per non avere ottenuto i permessi necessari.
Altre note positive ci giungono dalle incredibili prestazioni di Nirmal “Nims” Purja che ha conquistato il record di scalare 6 ottomila in un mese, compiendo due miracolosi salvataggi ad alta quota ed essendo l’unico a riuscire a salire sul Dhaulagiri, fatto tra l’altro in condizioni estreme e senza ossigeno.
Un bentornato anche alla francese Elisabeth Revol che ha intrapreso senza ossigeno la traversata Everest e Lhotse. Sempre senza ossigeno da segnalare le prestazioni del cileno J.P. Mohr in vetta anche lui ad Everest e Lhotse, Alì Sadpara in vetta ad Everest e Makalu e l‘argentino Sarjanovich in vetta al Kanchenchunga. Per ultimo Mingote in vetta al Lhotse, che però ha dovuto abbandonare il tentativo all’Everest a causa dei postumi del salvataggio al bulgaro Tomev, purtroppo deceduto poco dopo.
Ora la stagione si sposterà in Pakistan, con molte spedizioni sul K2, Nanga Parbat e GII. La settimana prossima avrete il dettaglio.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.