La conquista del Nanga Parbat da parte di Cala Cimenti, Nirmal Purja e Mingote

Attimi di terrore quando il Tracker di Cala Cimenti è rimasto fermo per un ora

Nanga Parbat, gli alpinisti arrivati in cima - Foto Facebook Cala cimenti
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Nanga Parbat, diversi gli alpinisti in vetta

Ieri 3 luglio 2019, dalle ore 14.00 sono arrivati in vetta al Nanga Parbat (8125m) ed hanno portato a termine la loro discesa al Campo 4:

  • Carlo Alberto Cimenti (ITA – no o2 ossigeno – discesa con Sci)
  • Vitaly Lazo (RUS – no O2 – discesa con sci)
  • Antony Pugovkin (RUS – no o2)
  • Nirmal Purja (NEP – 7° ottomila quest’anno)
  • Ali Sadpara (PAK – no O2 – 5° ascensione al Nanga)
  • Moses Fiamoncini – (BRA – no o2 – prima Ascesa Brasiliana)
  • Sergi Mingote (SPA – no o2)
  • Stefi Troguet (AND – primo ottomila ed unica donna)
  • Giorgi Tepnadze (GEO no o2)
  • Archil Badriashvili (GEO – no o2)
  • Boris Langenstein (FRA – no O2nella giornata del 2 luglio)

Presenti anche sherpa nepalesi e portatori d'alta quota pakistani

Insieme a loro sicuramente qualche altro sherpa nepalese e portatore d’alta quota pakistano. Gli ultimi a raggiungere la vetta ed il Campo 4 sono stati Cala Cimenti ed i Russi che sono stati a scalare per circa 20 ore. Il 3 luglio era l’anniversario della conquista del Nanga Parbat da parte di Herman Buhl nel 1953.


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Il racconto di Erika la moglie di Cala Cimenti

“Ora che Cala sta scendendo dal C4 vi racconto il motivo del silenzio che ha accompagnato il pomeriggio di ieri. Dopo la cima anche noi abbiamo iniziato a seguire le tracce di discesa di Cala fornite dal suo InReach della Garmin. Ad un certo punto la traccia si ferma per più di un'ora. È fermo. Non si muove. Mio fratello Nicolò capisce immediatamente che sta succedendo qualcosa e mi allerta. Nello stesso momento arriva un sms dello staff russo: “Erika, è successo qualcosa. Anton dice che si sono divisi, lui sta scendendo a piedi, Cala e Vitaly con gli sci ma non li vede più, non rispondono. Contatta immediatamente Cala, se non risponde avvertiamo i soccorsi e chiamiamo le assicurazioni". Cala non risponde. Contatto i ragazzi di Intermatica che mi offrono immediatamente il loro supporto. Nel panico riesco a chiamare qualche amico, Kuba mi raggiunge immediatamente a casa e prende in mano la situazione. Marco cerca di farmi ragionare e tenta di tenermi tranquilla. Arriva anche Gianluca a casa della mia famiglia che grazie ai suoi contatti mette in allerta chi dall'Italia potrebbe darci una mano nel caso di difficoltà gravi. Alessandro, il fratello di Cala tenta di contattare lo staff russo ma nessuno parla inglese e non riusciamo ad avere informazioni utili. Ad un certo punto la traccia si muove, pare che Cala stia tornando a scendere ma nessun messaggio di rassicurazioni. I miei fratelli Carlo e Nicolò iniziano ad aggiornare un file in cui segnano tutte le coordinante inviate dal garmin con i relativi orari, continuano a dirmi “Erika, sta scendendo, è lento ma scende". Dopo ore un sms di Cala “abbiamo avuto dei ritardi. Poi ti racconto. Non ho il satellitare". Ma ormai in Pakistan è notte, stanno scendendo al buio. Seguiamo la traccia, sono lenti e ancora lontanissimi dal C4. Anche la moglie di Sergi Mingote si mette in contatto con noi, vuole sapere se ho notizie di suo marito. Anche lui non ha più inviato notizie". Siamo tutti preoccupati, tutti in attesa. Mi arrivano un sacco di vostri messaggi ma non sono lucida per darvi informazioni e spesso non rispondo. Perdonatemi. Le ore passano poi finalmente un sms di Cala. “Siamo al C4, tutti dentro le tende. Domani ti racconto. Ho ricevuto un sacco di messaggi, scrivi un post per gli amici, dì loro che non posso rispondere ma che ho apprezzato. Mio amor, siamo arrivati in cima al Nanga Parbat, non ci credo ancora lassù c'era una vista meravigliosa. Ora mi si chiudono gli occhi. Buonanotte". Ora attendiamo che siano tutti al BC poi però basta, per qualche giorno non voglio più sentir parlare di montagna!!! GRAZIE DI CUORE AD OGNUNO DI VOI".

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Il racconto dei francesi

Di seguito il racconto dei francesi pubblicato dalla rivista francese Montagnes Magazines. “Siamo partiti dopo aver effettuato la discesa con gli sci dallo Spantik Peak (7.027 m), il primo della storia. Non soddisfatto finora, Tiphaine Duperier e Boris Langenstein si sono diretti al Nanga Parbat (8126 m) per sciare sulle sue pendici, in linea con Kammerlander e Wellig (nel 1990, al fianco Diamir) e Stitzinger (2008, ancora una volta per il Diamir)". “Siamo andati al campo IV in tre giorni dal lato Kinshofer (sul lato Diamir, Ed) . C'era molta neve ed era un po stancante Campo IV, abbiamo fatto un primo tentativo per la vetta, purtroppo la pista era davvero difficile da fare, e abbiamo dovuto fermarci a 8030 metri. Siamo tornati giù di notte con il maltempo, usando il flash degli smartphone per illuminare. Siamo entrati nel nostro campo IV a 7.250 metri alle 21:00, dopo quattordici ore di lavoro".

“Il giorno dopo siamo stati al campo IV per riposare. L'1 luglio, dopo tre notti al Campo IV, siamo partiti alle 3:30 per un nuovo tentativo. Ahimè, la traccia del nostro precedente tentativo era sparita e anche la nostra energia. Tiphaine non si sentiva molto bene e si è fermata a circa 7.800 m. Mi ha aspettato scavando un buco dietro una roccia. Ho continuato da solo verso la vetta dal corridoio di neve che porta al crinale della vetta, appena a sinistra della cima a circa 8.070 m. Ho lasciato i miei sci qui, e ho continuato il crinale roccioso verso l'alto (8.126 m). Ero in cima alle 17:30, c'era molto vento, ma il tempo era bello. Un selfie e ritorno ai miei sci.

“Sono riuscito a mettere tra 8.070 e 8.080 metri, difficile da dire perché faceva freddo e non guardavo il mio altimetro. Poi ho recuperato Tiphaine sotto la sua roccia e ci siamo uniti al nostro IV campo per una quarta notte. Il 2 luglio, dopo una mattinata di riposo e stanchezza, ci siamo uniti al campo base (circa 4 000 m, Ed) . Siamo stati in grado di sciare fino in fondo, usando la variante Kinshofer. Ma sotto il campo III (circa 6 700 m, Ed) abbiamo dovuto sopportare 100 metri di corde fissate per passare una banda di ghiaccio".

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La via di discesa di Cala Cimenti – no Mummery ma muro Kinshofer

“Abbiamo studiato a fondo ogni possibile linea di discesa della montagna ma nonostante ci sia abbondante neve sopra i 6700 metri al di sotto ci sono molte zone di ghiaccio e di dubbia praticabilità con gli sci, quindi abbiamo deciso di scendere da dove saliamo. La parte alta della via kinshofer è in condizioni perfette per la discesa con gli sci e già me la sogno, e pazienza se dovremo affrontare qualche tratto in discesa sotto i 6400 mt calandoci sulle corde. Capisco se per scendere avremmo potuto percorrere una linea nuova, mai sciata, ma quella che avevo pensato, che passava in parte per lo sperone Mummery, è tutta in ghiaccio e quindi inevitabile. L'altra opzione è scendere per la via che Messner ha salito in 5 giorni in solitaria, ma questa presenta molte zone in ghiaccio e alcuni passaggi dubbi, ed in più è già stata sciata, quindi per scendere una linea già sciata abbiamo optato per la Kinshofer dove siamo sicuri che la parte alta è in condizioni fantastiche e ci divertiremo".

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.