Nanga Parbat: la montagna mangiauomini. Gli amici di Nardi promuovono una raccolta fondi
La storia alpinistica del Nanga Parbat
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Aperta una sottoscrizione per le donazioni
Un gruppo di amici di Daniele ha aperto una sottoscrizione per raccogliere fondi per dare un supporto alle ricerche di Daniele Nardi ancora disperso sul Nanga Parbat insieme a Tom Ballard ormai dal 24 febbraio. Sulla pagina facebook di Daniele Nardi è stato pubblicato il seguente comunicato:
“Daniele e Tom suo compagno di spedizione sono dispersi sul Nanga Parbat dal 24.02.2019. Vogliamo dare il nostro aiuto alle ricerche per noi Daniele non è solo un amico ma anche un fratello, una fonte di ispirazione per la sua determinazione, semplicità e soprattutto AMORE PER LA VITA. Vogliamo ricambiarlo con un piccolo gesto e non lasciare nulla di intentato perché Tom e Daniele tornino a casa.
Tutte le donazioni verranno utilizzate per dare un supporto concreto per ritrovare tutte e due gli alpinisti. Le somme non utilizzate per tale scopo verranno devolute alle scuole del Pakistan per garantire ai ragazzi il diritto allo studio, come Daniele ha fatto e fa in ogni sua spedizione come Ambasciatore dei Diritti Umani".
Nanga Parbat: la montagna mangiauomini.
Il Nanga Parbat – 8125 m – è la nona montagna più alta della terra. E’ situata nel nord del Pakistan ma a differenza degli altri 8000 Pakistani appartiene alla catena montuosa dell’Himalaya. L’area tuttavia non è soggetta ai monsoni estivi a cui sono soggetti gli ottomila nepalesi. Dal Libro “verso l’ignoto” di Daniele Nardi la sua storia alpinistica. Il suo nome, in lingua urdu, significa “montagna nuda” ma gli abitanti della regione Himalayana la chiamano la “la mangiauomini” o “la montagna del diavolo” perché, dopo L’Annapurna, è la seconda montagna al mondo per indice di mortalità.
Primi tentativi di ascesa
Il primo ad averla mai tentato di scalarla è stato, nell’estate del 1895, l’inglese Albert Mummery, vero iniziatore di quello che in seguito è stato chiamato “stile alpino”. Supererò i 6000 salendo il versante Diamir (ndr il Nanga è stato salito da tre versanti: Il Diamir a nord ovest, che è la via normale di ascesa, Il Rakhiota nord-est, la parete Rupal a sud, una via di ascesa è anche lungo la cresta Mazieno), ma nel corso della stessa spedizione, sullo sperone che oggi porta il suo nome, morì insieme a due Gurkha che lo accompagnavano, forse travolto da una slavina.
La conquista estiva della vetta
Per la conquista estiva della vetta occorre aspettare il 1953, quando l’austriaco Hermann Buhl, che scelse il versante Rakhiot a nord-est, salì senza l’uso di ossigeno (la storia della sua ascesa è raccontata dal suo libro “è buio sul ghiacciaio” ndr). Un’impresa che venne ripetuta con successo solo nel 1971 dai cecoslovacchi Michal Orolin e Ivan Fiala. L’anno prima il 27 giugno 1970, i due fratelli Reinhold e Gunther Messner avevano realizzato la prima salita della parete Rupal, che con i suoi 4500 metri di roccia e ghiaccio, è la più imponente della terra. Ma la discesa lungo il versante Diamir, sconosciuto, si era concluso tragicamente con la morte di Gunther. Otto anni più tardi lo stesso Reinhold Messner avrebbe compiuto la prima ascensione del Nanga Parbat in solitaria (Buhl ha effettuato in solitaria solo dall’ultimo campo), raggiungendo la vetta del versante Diamir. La storia del Nanga Parbat è intrisa di coraggio e tragedia, vera summa di quell’impulso a spingersi oltre il limite conosciuto che ben riassume l’essenza dell’alpinismo. Era inevitabile che la strada di Daniele Nardi, presto o tardi, si intersecasse con quella imponente Montagna Mangiauomini e infatti, nell’estate del 2009, Daniele scala il Nanga Parbat dal versante Diamir e poi ad un mese di distanza, sale anche sul Broad Peak.
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Lista delle principali ascensioni:
1895: primo tentativo da parte della spedizione Mummery 8deceduto nell’ascensione) lungo lo sperone Mummery sul versante Diamir.
Dal 1932 al 1939 ulteriori tentativi compiuti dai tedeschi che hanno raggiunto quota 7895m. Tra loro anche Harrer che poi fu costretto a scappare
in Tibet La sua storia è raccontata nel famoso libro “7 anni in Tibet”. Molti morti in questi tentativi.
1952: prima ascensione ad opera dell’Austriaco Herman Buhl nella spedizione Austro-tedesca guidata da Herrligkoffer.
1962: Seconda ascensione della montagna sul versante Diamir daToni Kinshofer, Sigfried Löw e Anderl Mannhardt, guidati sempre da Herrligkoffer. La via seguita diventerà la normale via di salita.
1970: Prima traversata della montagna da parte dei fratelli Messner. Salirono sulla inviolata parte Rupal e discesero dal versante Diamir, Gunther muore nella discesa. Alla guida della spedizione sempre Herrligkoffer.
1978: R. Messner prima ascensione in totale solitaria (e in assoluto la prima solitaria in stile alpino ad un ottomila) raggiungendo la vetta dal versante Diamir lungo una via nuova.
1984: prima ascensione femminile da parte di Lilliane Berrrd con il maurito Maurice. Morti due anni dopo sul K2.
1990: Hans Kammerlander effettua la prima discesa integrale con gli sci.
1998: prima ascensione femminile italiana da parte di Nives Meroi con il marito Romano Benet.
2008: Karl Unterkircher muore cadendo in un crepaccio, mentre era impegnato ad aprire una nuova via sul versante Rakhiot insieme a Simon Kehrer e Walter Nones.
2012: Sandy Allan e Rick Allen realizzano la prima salita della cresta sud-ovest, la cresta Mazeno, che separa la parete nord-ovest, detta Diamir, da quella sud-est, detta Rupal. La via non è stata mai ripetuto ed ha visto la morte del basco Zarain nel 2017.
2016: Prima ascensione invernale sul versante Diamir da parte di Simone Moro, Ali Sadpara e Alex Txikon. La lunger si è fermata 70m sotto la vetta.
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