I blue jets sono i cosiddetti fulmini capovolti che sono stati osservati per la prima volta dallo Space Shuttle della Nasa nel 1989
Tra i vari fenomeni meteorologici che la natura ci offre, il fulmine è uno dei più spettacolari e misteriosi. Anche se le tempeste sono un evento ordinario, ci preoccupiamo ancora di capire e descrivere le loro scariche elettriche che illuminano il cielo. Un tipo di fulmine è così strano e raro, infatti, che non avevamo nemmeno prove concrete che esistesse fino al 1990. Furono gli astronomi della Nasa ad individuarne il caratteristico movimento “simile a un razzo” grazie ad un video girato dallo Space Shuttle della NASA nel 1989. Leggi anche Strana e luminosissima palla infuocata sfreccia nel cielo e produce un boato: le immagini.
I Blue Jets
La Nasa definì questi strani fulmini col termine “blue jets”. Si tratta di strisce rappresentate da brillanti lampi di luce che durano solo poche centinaia di millisecondi, mentre i fulmini si diffondono verso l’alto dalle nuvole e nella stratosfera. Questi tipi di fenomeni meteorologico sono difficilmente osservabili dalla terra soprattutto se il cielo è annuvolato mentre sono facilmente osservabili dall’alto. Circa 400 chilometri sopra il pianeta orbitano attorno alla Stazione Spaziale Internazionale e per qualche tempo gli strumenti a bordo hanno osservato questi misteriosi lampi di fulmini capovolti.
Le spiegazioni scientifiche
Nel 2018, un osservatorio della Stazione Spaziale Europea dotato di sensori ottici, fotometri e rilevatori di radiazioni gamma e X ha registrato cinque blue jets dalla sommità di una nuvola di tempesta, uno dei quali si è concluso con una strisciata di getto blu in alto nella stratosfera. Analizzando questi scatti, un team di ricercatori guidato dal fisico Torsten Neubert della Technical University of Denmark, ha provato ad identificarne l’origine. Si pensa che questi fulmini inizino quando la sommità di una nuvola caricata positivamente incontra uno strato di carica negativa al confine della nuvola e lo strato d’aria sopra. Si creerebbe così una sorta di guasto elettrico che forma un leader: un canale conduttivo invisibile di aria ionizzata lungo il quale viaggia il fulmine. Nonostante gli studi approfonditi, il team di ricercatori guidato da Neubert non ha ancora chiarito altri misteri legati a questo affascinante evento meteorologico.
L’evento registrato nel 2019
Il 26 febbraio 2019, l’osservatorio Atmosphere-Space Interactions Monitor (ASIM) ha registrato cinque lampi blu, lunghi circa 10 microsecondi ciascuno, nella parte superiore di una nube temporalesca, non lontano dall’isola di Nauru nell’Oceano Pacifico. Uno di questi lampi avrebbe addirittura raggiunto la stratopausa, l’interfaccia tra la stratosfera e la ionosfera, a un’altitudine di circa 50-55 chilometri (circa 30-34 miglia). Sono stati anche registrati altri fenomeni atmosferici chiamati ELVES. Si tratta di emissione di luce e perturbazioni a bassa frequenza la cui sorgenti scaturisce da impulsi elettromagnetici. Si presentano come anelli in espansione di emissione ottica e ultravioletta nella ionosfera che appaiono sopra le nuvole temporalesche e che durano circa un millisecondo. Secondo gli esperti questi fenomeni sarebbero generati da un impulso elettromagnetico nella parte inferiore della ionosfera, causato dalla scarica di un fulmine.
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