Collisione tra buchi neri, tradotte le onde gravitazionali in onde sonore

Grazie all'applicazione della Teoria della relatività di Einstein sarà possibile codificarne le onde gravitazionali

Buchi neri solitari, grazie ad un nuovo metodo di osservazione, potranno essere individuati (Foto: Pixabay)
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Quando due buchi neri entrano in collisione emettono onde gravitazionali che si espandono nell'Universo: oggi è possibile tradurli in suoni

Che cosa accade quando un buco nero entra in contatto o si scontra con un altro buco nero ? Forse gli astronomi lo hanno capito, paragonando questa dinamica al suono di una campana con un martello. Si sa che in questi casi, il metallo prosegue la fase di vibrazione anche a distanza di tempo. Infatti ciò che accade quando due buchi neri si scontrano è produrre fortissime onde gravitazionali che si espandono nell'Universo.

L'importanza di codificare le onde

Se si riesce a codificare queste onde, secondo la teoria della relatività generale di Einstein, si potranno ottenere informazioni preziose sulla massa e sulla rotazione del buco nero. Ora, in un nuovissimo test di relatività, un team di astronomi ha scoperto come 'identificare' le singole note nell'accordo e quindi individuare le frequenze nelle onde gravitazionali, una cosa finora impossibile da fare con le tecnologie attuali.

L'applicazione della teoria di Einstein

La chiave per potere fare questa operazione è proprio la teoria della relatività di Einstein come ha affermato in una intervista rilasciata al sito Sciencealert, il fisico Maximiliano Isi del Kavli Institute for Astrofysics and Space Research del MIT. “Ci aspettiamo che la relatività generale sia corretta, ma questa è la prima volta che la vediamo confermata in questo modo. Si tratta della prima misurazione sperimentale che riesce a testare direttamente il teorema del no-hair”.


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Il segnale è simile ad un cinguettìo

Dalla collisione che venne rilevata quattro anni fa, nel settembre del 2015, gli astronomi sono riusciti a tradurre le onde gravitazionali in onde sonore ottenendo una sorta di segnale “cinguettio" prodotto proprio dai due buchi neri. Il suono prodotto si chiama ringdown e gli scienziati avevano ipotizzato che sarebbe troppo debole da rilevare o analizzare dopo il picco dell'onda gravitazionale al momento della collisione. E quindi può essere meglio rilevato a distanza di tempo.

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In precedenza erano state effettuate simulazioni

In precedenza, l'astrofisico Matthew Giesler di Caltech e la sua equipe avevano determinato, tramite simulazioni, che subito dopo il picco dell'onda gravitazionale, il periodo di ringdown includeva una cacofonia di “sovratoni" – toni forti e di breve durata. Analizzando un cinguettio di collisione nel contesto delle sfumature, il team ha potuto isolare un tono squillante del nuovo buco nero.

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Alessandro Allegrucci

Laurea triennale in Scienze Forestali ed Ambientali e Laurea magistrale in Scienze Agrarie e del Territorio. La mia più grande passione resta da sempre la meteorologia, approfondita attraverso la tesi di laurea sperimentale e un master di "Meteorologia Nautica". I fenomeni naturali, la loro bellezza e potenza sono tra le cose che più mi affascinano al mondo.