Cosa succede se si fluttua nello spazio senza tuta spaziale? Ecco la verità
A chi non piacerebbe essere “astronauta per un giorno”, fluttuare nello spazio e lasciarsi trasportare dall’atmosfera extraterrestre? Un’esperienza straordinaria che solo pochi fortunati possono vivere, ovviamente grazie agli studi e alle capacità di cui dispongono e che li hanno condotti fino alla Stazione Spaziale Internazionale o addirittura su altri pianeti o satelitti (come la Luna e Marte). Ed è grazie alla tuta speciale per astronauti che essi hanno la possibilità di essere coscienti e sopravvivere anche lontano dalla Terra. Ma cosa succederebbe se un essere umano si ritrovasse nello spazio senza quest’attrezzatura fondamentale? A spiegarlo ci ha pensato Tom Broiles, fisico con un dottorato di ricerca nella fisica spaziale, come riportato da Reccom.org.
Le conseguenze sul corpo umano
Secondo la teoria di Broiles, il non poter respirare ossigeno (operazione ovviamente possibile indossando la tuta spaziale) porterebbe al soffocamento in cinque minuti: tutti gli organi pieni d’aria (seni, polmoni, stomaco, intestino ecc.) si espanderebbero rapidamente rompendosi a causa della grande differenza di pressione. Da qui si arriverebbe al collasso di uno o entrambi i polmoni (pneumotorace) o a un’embolia gassosa arteriosa, portando un blocco del flusso sanguigno al cervello che causerebbe uno svenimento. L’interruzione del sangue nel cervello porta alla morte in 15 secondi circa. A quel punto il sangue si congelerebbe fino a sublimarsi, provocando dunque il “gelo anche del corpo”. Dopo qualche mese il corpo si essiccherebbe fino alla lenta e definitiva decomposizione.
Kristina Coch batte un record col suo volo spaziale: ecco cosa ha fatto l’astronauta americana
Record e soddisfazione per Christina Koch: l’astronauta statunitense, da anni nelle fila della NASA, si è resa protagonista negli ultimi mesi di una piccola grande impresa spaziale che ora la iscrive di diritto nella storia. La 41enne di Grand Rapids Michigan, USA), come riporta Astronomy.com, è la donna ad aver compiuto il volo continuo nello spazio più lungo di sempre. Una bella vittoria per un universo femminile sempre più protagonista nelle missioni spaziali! Christina Koch è tornata sul pianeta Terra il 6 febbraio scorso dopo ben 328 giorni (quasi un anno) trascorsi sulla Stazione Spaziale Internazionale, tra un incarico e l’altro ricevuto dalla NASA. La Koch, accompagnata dai colleghi Luca Parmitano (italiano) e Alexander Skvortskov (russo), si è resa protagonista di diverse operazioni importanti e, durante la sua permanenza nello spazio, ha persino risposto ad alcune domande giunte dal pianeta Terra. “Dopo 328 giorni nello spazio – ha dichiarato la Koch in una conferenza stampa poco fa – i primi sei giorni sulla Terra sono stati pieni di meraviglia ed eccitazione”. Ciò che l’astronauta americana non poteva sapere (ma magari immaginare) è che essa stessa era “oggetto di esperimenti” di tipo tecnico-fisico da parte della NASA. Ora però può godersi il suo record personale!
Il video del ritorno a casa di Christina Koch e l’accoglienza del suo cane
E il ritorno a casa è stato ancora più dolce per Christina Koch a causa dell’accoglienza del suo cane che, appunto, non la vedeva da quasi un anno: nel video qui sotto, riportato da MSNBC sul proprio canale YouTube, si può vedere la reazione incontenibile del cucciolo della Koch nel momento in cui l’astronauta, visibilmente commossa, torna a casa dopo 328 giorni nello spazio.
Chi è Christina Coch
Christina Koch, dopo essersi laureata brillantemente e aver accumulato diverse importantissime esperienze in giro per il mondo, è stata selezionata per il Gruppo 21 degli astronauti NASA il 17 giugno del 2013. Ad agosto dello stesso anno ha iniziato i due anni di addestramento base come candidata astronauta, addestramento che comprendeva lezioni sui sistemi e sulle procedure della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), attività extraveicolari (EVA) simulate nel Neutral Buoyancy Laboratory (NBL), lezioni di robotica del Canadarm2, lezioni della lingua russa, addestramenti di volo a bordo del T-38 e esercitazioni di sopravvivenza in vari ambienti estremi, tra cui l’acqua e i boschi. Nel luglio del 2015 ha completato l’addestramento diventando ufficialmente un’astronauta e quindi assegnabile alle missioni spaziali. In attesa di assegnazione, ha preso servizio al ramo delle Operazioni dell’Equipaggio della ISS dell’Ufficio Astronauti NASA. Il 5 febbraio 2018 ha iniziato l’addestramento in Russia sui sistemi della Sojuz come membro dell’Expedition 59/60. È stata lanciata per la sua prima missione il 14 marzo 2019 dal Cosmodromo di Bajkonur a bordo della Sojuz MS-12 con il comandante russo Aleksej Ovčinin e l’astronauta NASA Nick Hague. Poi i 328 giorni consecutivi sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.