Ecco le nuove tute spaziali Astro: sono quelle per le missioni su Luna e Marte? (FOTO)

La ILC Dover ha presentato le nuove tute spaziali per le prossime missioni: ecco come sono fatte e cosa possono fare

Missione sulla Luna, gli ultimi test- Foto PixaBay
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Presentate le nuove tute spaziali: sono quelle per le missioni su Luna e Marte?

Sono arrivate. Sono le nuove tute spaziali della ILC Dover, attesissime dagli appassionati di astronomia e di esplorazioni extraterrestri. L'azienda statunitense, a margine di un recente evento tenutosi negli USA, come spiega il sito HwUpgrade.it ha presentato la nuova tuta Astro, prototipo degli indumenti di nuovissima generazione che (molto probabilmente) saranno indossati dagli astronauti NASA per le prossime missioni su Marte e sulla Luna.

Le tute Astro: i modelli per attività EVA e LEA

La ILC Dover ha creato due modelli di tute, proprio come in occasione della prima missione sulla Luna ma, ovviamente, con tecnologie superiori. Si tratta delle tute per attività EVA (da indossare quando si lascia il veicolo spaziale per attività sulla superficie di altri pianeti) e attività LEA (per il lancio, la permanenza nella nave spaziale e il ritorno sulla Terra). I giunti di nuova generazione, soprattutto nelle tute per EVA, permetteranno agli astronauti di essere meno goffi e “più agili" nei movimenti; inoltre le nuove tute ILC Dover garantiscono protezione totale da micro meteoriti e radiazioni, oltre che resistenza a temperature molto basse.

La tuta per attività EVA – Foto HwUpgrade.it

 

 

La tuta per attività LEA – Foto Ilcdoverastrospace.it

Altre funzioni delle nuove tute spaziali

Le nuove tute della ILC Dover, inoltre, presentano un sistema di rimozione dell'anidride carbonica che permette di consumare meno ossigeno dalla scorta rispetto al passato, un provvedimento fondamentale considerato che l'obiettivo della prossima missione è rimanere su Marte e sulla Luna per molto più tempo rispetto al 1969. Presenti sulle tute anche display speciali per controllare i parametri generali e sistemi di riprese ad alta definizione per inviare immagini e fotogrammi alla base. L'ora di tornare nello sazio, dunque, si avvicina sempre di più…


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Marte può essere abitabile grazie alla “terraformazione": ecco cosa significa

Marte può essere davvero abitabile come la Terra. Questa è l'ultima “indiscrezione" che arriva da uno studio di ricercatori dell’università di Harvard, del Jet Propulsion Laboratory della NASA e dell’Università di Edimburgo: grazie al processo di “terraformazione“, infatti, sarebbe possibile replicare sul pianeta rosso le stesse condizioni di vita (o molto simili) del nostro mondo. Ma come funziona?

La “terraformazione"

Per “terraformazione", come riporta il sito NotizieScientifiche.it, si intende una riproduzione delle condizioni ambientali terrestri in un'altra dimensione, in questo caso il pianeta Marte. Chiaramente non di tutta la superficie marziana (sarebbe impossibile data la sua dimensione) ma di una “terraformazione" locale e regionale, dunque di una parte limitata di Marte. Cosa significherebbe? Che il problema “atmosfera marziana" verrebbe aggirato e permetterebbe agli astronauti in missione di fermarsi sul territorio in vere e proprie “isole abitabili" e approfondire gli studi.

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Le parole degli esperti

Robin Wordsworth, tra i protagonisti dello studio e ricercatore presso la “John A. Paulson School Of Engineering And Applied Sciences" di Harvard, ha dichiarato che “si tratta di un approccio 'regionale' che potrebbe rendere Marte abitabile tramite un processo molto più realizzabile rispetto alla modificazione atmosferica globale“. “Inoltre – ha proseguito Wordworth – possediamo i mezzi e le tecnologie adatte a questo scopo". A riportarlo è il sito NotizieScientifiche.it. Sarà davvero possibile?

La chiave è l'aerogel di silice

A rendere anche solo pensabile l'ipotesi di “terraformare" Marte è uno specifico elemento, l'aerogel di silice: come spiega lo studio, questa sostanza è tra le più isolanti mai create, in grado di riprodurre il classico effetto serra della Terra. L'aerogel di silice inoltre, già utilizzato dalla NASA per costruire i rover da mandare proprio su Marte, è al 97% poroso e permetterebbe alla luce non dannosa di penetrarlo e attraversarlo senza conseguenze negative. Cosa fare quindi? Costruire delle strutture composte da aerogel di silicio in cui gli astronauti possano stare su Marte per il tempo che serve alla missione.

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Come funziona l'aerogel di silice

Tramite l’utilizzo di uno schermo di areogel di silice dello spessore di 2-3 centimetri, spiega NotizieScientifiche.it, è possibile attuare una fotosintesi e bloccare la radiazione ultravioletta pericolosa; in questo modo la temperatura nella “serra di silice" può abbassarsi fino a permettere all'acqua di diventare liquida. E a permettere all'aerogel di silice di “fare il suo dovere" basta unicamente il calore solare, nessun altro tipo di energia.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.