Gaia ha rilevato un intero sciame di buchi neri che si muove nella Via Lattea
Gli esperti hanno individuato un'altra tipologia di ammassi di stelle che conterrebbe numerosi buchi neri pari al 20 per cento del proprio volume
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Via Lattea, una equipe di scienziati individua un ammasso stellare che conterrebbe una “popolazione" di buchi neri
Un ammasso stellare molto suggestivo denominato Palomar 5 potrebbe avere dei segreti nascosti al proprio interno, come ipotizza un recente studio scientifico che è stato recentemente pubblicato su Nature Astronomy. Secondo gli esperti potrebbe trattarsi di uno sciame di oltre 100 buchi neri di massa stellare. Si tratta di un flusso stellare che si estende per 30.000 anni luce e si trova a circa 80.000 anni luce di distanza dal nostro pianeta.
Di cosa si tratta
Questi ammassi vengono considerati dagli esperti una sorta di “fossili" dell'Universo primordiale. Il loro aspetto è molto denso e di forma sferica e contiene da 100.000 a 1 milione di stelle molto vecchie; alcune, come NGC 6397, sono quasi vecchie quanto l'Universo stesso. Si calcola che nella sola Via Lattea siano presenti 150 ammassi globulari noti; questi oggetti sono strumenti eccellenti per studiare, ad esempio, la storia dell'Universo o il contenuto di materia oscura delle galassie attorno a cui orbitano.
Cosa si è scoperto
Gli esperti hanno individuato un'altra tipologia di ammassi di stelle. Si tratta sostanzialmente di lunghi fiumi di stelle che si estendono nel cielo. Se prima erano difficili da identificare, grazie all'osservatorio spaziale Gaia che ha mappato la Via Lattea con elevata precisione in tre dimensioni, la loro identificazione è stata molto più agevole. Come ha avuto modo di spiegare l'astrofisico, Mark Gieles dell'Università di Barcellona, potrebbe trattarsi di “ammassi stellari interrotti". “Nessuno dei flussi scoperti di recente – ha spiegato l'esperto – ha un ammasso stellare associato, quindi non possiamo esserne certi. Quindi, per capire come si sono formati questi flussi, dobbiamo studiarne uno con un sistema stellare associato. Palomar 5 è l'unico caso, il che lo rende una Stele di Rosetta per comprendere la formazione dei flussi ed è per questo che l'abbiamo studiato in dettaglio."
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Le possibili evoluzioni
L'equipe di esperti ha fatto ricorso a simulazioni N-body dettagliate per ricreare le orbite e le evoluzioni di ogni stella nell'ammasso, per vedere come avrebbero potuto finire dove sono oggi. Recenti testimonianze avrebbero evidenziato come popolazioni di buchi neri potrebbero esistere nelle regioni centrali degli ammassi globulari e poiché è noto che le interazioni gravitazionali con i buchi neri eliminano le stesse stelle, gli scienziati hanno incluso i buchi neri in alcune delle loro simulazioni. Secondo questi modelli una popolazione di buchi neri di massa stellare all'interno di Palomar 5 avrebbe dato origine alla configurazione che vediamo oggi. Le interazioni orbitali avrebbero scagliato le stelle fuori dall'ammasso e nella corrente di marea, ma solo con un numero di buchi neri significativamente più alto di quanto previsto.
“Il numero di buchi neri – ha spiegato Gieles – è circa tre volte maggiore di quanto previsto dal numero di stelle nell'ammasso, e ciò significa che più del 20 percento della massa totale dell'ammasso è costituito da buchi neri". Ogni buco nero avrebbe inoltre una massa pari a circa 20 volte la massa del Sole e si sono formati in esplosioni di supernova. Secondo le proiezioni degli esperti, questi ammassi stellari sono destinati a dissolversi ma ci vorrà ancora un miliardo di anni affinchè questo accada. Secondo gli esperti, anche altri ammassi globulari probabilmente andranno incontro al medesimo destino.
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