E’ ancora aperto il dibattito in seno alla scienza sulla possibile esistenza di vita su Marte: ecco l’articolo di Gilbert Levin che partecipò alla missione Lander Viking
Nel 1976, la NASA sembrò essere sul punto di dimostrare l’esistenza di vita su Marte. Uno dei principali autori di quello studio fu Gilbert Levin, che sostenne di aver effettivamente rilevato la presenza di microbi marziani. Ma davvero la NASA riuscì a rintracciare prove di vita su Marte negli anni ’70? Questa è una domanda che è stata molto discussa negli ultimi decenni.
La scienza si divise sui risultati della missione Lander Viking
Due protagonisti della missione Lander Viking riportarono risultati positivi quando fu testata la presenza sul suolo di microbi, ma successivamente il mondo della scienza concluse, dopo attente valutazioni, che quei risultati furono causati da una chimica anomala del suolo e non dalla presenza di vita su Marte. Vi è ancora una parte della scienza che non si è ancora arresa a quella tesi.
L’articolo di Levin su Scientific American
Gilbert Levin, che era il principale investigatore dell’esperimento, ha ribadito ancora una volta che Lander Viking ha davvero scoperto la vita nelle sabbie rosse di Marte e lo ha fatto scrivendo un articolo pubblicato su Scientific American il 10 ottobre 2019. Levin ha altresì ribadito che quattro risultati positivi, supportati da cinque diversi controlli , avevano confermato la respirazione microbica sul Pianeta Rosso. La risposta sulla presenza di vita su Marte sembrava essere irrimediabilmente positiva. Ma successivamente si dimostrò che non era così.
Gli esperimenti di scambio di gas, avevano dato esito negativo
In realtà però nessuno dei due lander aveva trovato sostanze organiche nel suolo che avrebbero provato indiscutibilmente la presenza di vita sul suolo marziano. Ci sono stati tre esperimenti su ogni lander, incluso LR. Per analizzare i campioni prelevati su Marte si usò un gascromatografo – spettrometro di massa (GCMS), che riscalda il suolo a temperature variabili e misura le molecole che si trasformano in una forma gassosa.
L’esperimento di scambio di gas (GEX) ha prelevato un campione incubato del suolo di Marte e ha sostituito l’atmosfera marziana con elio, un gas inerte. Hanno quindi applicato sia sostanze nutritive che acqua e hanno cercato segni di attività biologica: assorbimento o emissione di ossigeno, anidride carbonica, azoto, idrogeno e metano. Si concluse che sul suolo di Marte vi fosse la presenza di qualcosa che imitava l’esistenza della vita, ma che non era sufficiente a provare la presenza di vita.
Le critiche di Levin alla NASA
Nell’articolo in questione, Levin, ha espresso dubbi sugli esiti di quelle analisi dichiarandosi anche sorpreso del fatto che nel corso dei 43 anni trascorsi da Viking, nessuno dei successivi Mars Landers della NASA ha portato uno strumento di rilevamento della vita per seguire questi emozionanti risultati.
Nell’Agosto del 2012, Curiosity rover, che si trova sul Pianeta Rosso, rilevò tracce di un sale solfato in rocce sedimentarie nel cratere Gale, un lago secco che si trova sul pianeta. E’ stato ritrovato un cratere che una volta aveva ospitato dei laghi salati che avrebbero potuto sostenere la vita. Un altro tassello importante che si aggiunge a supporto della tesi di coloro che sostengono che sia estitita la vita su Marte.
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