L’importanza dell’osservazione spaziale
L’osservazione spaziale rappresenta il metodo più efficace per andare alla scoperta del nostro Universo. Sonde e satelliti, da questo punto di vista, svolgono un lavoro egregio, consentendoci di conoscere più da vicino le particolarità dei corpi celesti. Negli ultimi tempi gli astronomi si sono dedicati alla ricerca di masse planetarie al di fuori della Via Lattea, al fine di individuare quei pianeti che, pur non orbitando attorno a una stella, continuano a vagare nell’Universo senza una meta. È quanto avvenuto di recente, con la scoperta (inaspettata) di un pianeta di massa terrestre letteralmente alla deriva nella Via Lattea. Leggi anche SpaceX interrompe il lancio del satellite GPS avanzato per la US Space Force: cosa è successo
Un pianeta di massa simile a quella della Terra
Gli astronomi sono soliti denominare tali masse planetarie come “Rogue Planets”, una dicitura traducibile sostanzialmente in “Pianeti Canaglie”. Non si tratta di un termine utilizzato in modo casuale: si parla di “canaglia” in quanto i pianeti in questione, formatisi all’interno di un determinato sistema planetario, ne abbandonano l’orbita in modo casuale, e dunque prendendo le distanze dalla stella ospite. L’ultimo “Rogue Planet” individuato, localizzato ai margini della nostra galassia, sembra possedere la stessa massa della Terra o di Marte. Si tratta di un pianeta roccioso e privo di stelle nelle sue vicinanze; inoltre, gli astronomi fanno sapere che la distanza del pianeta dalla Terra è ancora in fase di valutazione, segno di una relativa incertezza in merito alle caratteristiche specifiche del corpo celeste. Leggi anche Gli scienziati svelano la prima immagine diretta di un esopianeta: ecco quanto dista dalla Terra
La tecnica del microlensing
Per individuare una simile massa planetaria, gli astronomi hanno adottato la tecnica del “microlensing”, ossia un metodo di osservazione spaziale caratterizzato da un estremo livello di approfondimento. Per quanto riguarda la nuova massa planetaria, gli studiosi hanno avanzato l’ipotesi che nel corso dei primi anni di formazione del Sistema Solare, alcuni pianeti, contraddistinti da masse relativamente piccole, siano stati letteralmente “espulsi” dall’orbita gravitazionale attorno alla stella principale (il Sole, nel nostro caso). Ciò ha comportato la deriva di un pianeta come quello appena individuato, impegnato a vagare senza meta ai margini della galassia. Leggi anche Il 2 novembre la Terra sarà sfiorata da un grosso asteroide: l’allarme della NASA
Un fenomeno tutt’altro che raro
La deriva di un pianeta ai margini della Via Lattea non è un evento raro, specie se si considera il grande “caos” provocato dalla formazione vera e propria del Sistema Solare. In questi frangenti, distanti da noi miliardi e miliardi di anni (in linea temporale), alcuni pianeti di piccole dimensioni possono essere stati “sparati” lontano dal centro della galassia, e il risultato è quello che oggi abbiamo modo di osservare.
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