Un nuovo studio sui raggi cosmici potrebbe essere giunto a conclusioni importanti
Forse abbiamo finalmente una risposta per la fonte dei raggi cosmici. È passato un secolo da quando gli astronomi hanno capito che nell’atmosfera terrestre ci sono radiazioni non locali. Si tratta di protoni ad alta energia e di nuclei di atomi privi di elettroni accelerati a velocità vicine a quelle della luce. L’Università di Nagoya ha condotto una ricerca che ha quantificato i raggi cosmici di una supernova. Grazie ai risultati sono riusciti a sciogliere un mistero che potrebbe darci un’indicazione sulla loro origine.
Le teorie sulle origini dei raggi cosmici
Per gli scienziati provengono da molte fonti, tra cui il Sole, le supernove, i nuclei galattici attivi con le quasar e i potenzialmente mortali lampi gamma. Dalla loro scoperta nel 1912 non abbiamo ancora capito da dove provengano. Secondo una teoria molto quotata sarebbero le esplosioni delle supernove a causare l’accelerazione di protoni a livelli relativistici. Con il loro percorso nella galassia, i raggi cosmici modificano la chimica del mezzo interstellare e dalla loro origine si potrebbero dedurre interessanti conclusioni sull’evoluzione delle galassie.
Nuove informazioni sulle radiazioni cosmiche
Dalle osservazioni risulterebbe come i resti di una supernova siano una fonte di raggi cosmici, perché i protoni interagiscono con quelli nel mezzo interstellare e creano raggi gamma ad alta energia. Queste radiazioni sono legate agli elettroni e ai fotoni, come quelli infrarossi e nella banda delle microonde. Il team dell’università di Nagoya in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico del Giappone e l’Università di Adelaide si è dedicata all’osservazione dei resti di una supernova, RX J1713 con un nuovo approccio che si basa sulla proporzionalità tra la densità del gas e l’intensità dei raggi gamma ad alta energia, tramite l’imaging a linee radio. CONTINUA A LEGGERE..
C’è anche un’interazione proporzionale all’intensità di raggi-x non termici, che vengono emessi dagli elettroni.
I dati sono stati ottenuti con l’High Energy Stereoscopic System (HESS), in Namibia, gestito dall’istituto Max Planck di Fsca Nucleare, insieme ai dati dell’osservatorio X-ray Multi-Mirror Mission (XMM-Newton) dell’ESA e con le statistiche sulla densità del gas nel mezzo interstellare. I risultati sono la prova più concreta della correlazione tra le supernove e i raggi cosmici. Quelli gamma di protoni sono più comuni nelle regioni ricche di gas, mentre quelli degli elettroni in zone dove il gas è scarso. Secondo il professor Yasuo Fukui questo metodo sarà utilizzato anche nel Cherenkov Telescope Array, di nuova costruzione.
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