Gli astronomi rivelano le strutture del pianeta più giovane mai visto prima
Svelati i dettagli del più giovane pianeta in formazione: la scoperta effettuata grazie al radiotelescopio Atacama
Guarda la versione integrale sul sito >
Gli astronomi hanno individuato il più giovane pianeta in formazione svelandone alcuni particolari
L'universo è pieno di nubi di polveri, in mezzo alle quali si annidano giovani stelle, che grazie alla forza di gravità le fanno ruotare. Questo fino a quando a causa delle collisioni iniziano a prendere forma protopianeti. Per la prima volta siamo riusciti ad individuare uno di questi corpi celesti in formazione, all'interno di un disco che si sta ancora addensando. Per la prima volta siamo riusciti a vedere uno questi pianeti in formazione e a quanto pare si tratterebbe di un corpo che si trova in un sistema vecchio di appena 500.000 anni. Leggi anche Marte sarà il pianeta più vicino alla Terra per i prossimi 15 anni.
Si tratta del protopianeta più giovane di sempre
La sua giovane protostella si chiama IRS 63 ed è nella regione di formazione stellare di Rho Ophiuchi, a 470 anni luce da noi. La stella si trova nella fase 1 del processo di formazione, con appena mezzo milione di anni di età. Ha superato gran parte della fase di accrescimento e la sua massa è quasi al livello finale. Si può vederla brillare in maniera intensa nelle lunghezze d'onda millimetriche ed è anche una delle più brillanti della sua classe. Intorno a questo corpo celeste ci sono 50 unità astronomiche occupate da un disco di polveri il che la rende un'ottima candidata per studiare la formazione di nuovi pianeti.
Le scoperte effettuate grazie al radiotelescopio Atacama
Con il sistema Atacama Large Millimeter/submillimeter Array in Chile, un radiotelescopio molto importante, la squadra capitanata da Dominique Segura-Cox, astronoma del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics in Germania è stato notato come nel disco ci sono due grosse macchie scure che a quanto sembra potrebbero essere pianeti in formazione. Al momento sappiamo molto poco di che cosa succede quando intorno ad una stella inizia a svilupparsi un sistema. Si ritiene che nelle prime fasi sia la forza elettrostatica a tenere le polveri coese e in seguito la gravità le faccia collassare, creando un pozzo che attira la polvere intorno.
Guarda la versione integrale sul sito >
Le possibili prospettive
Secondo il modello usato fino ad ora, però, occorreva più di un milione di anni perché il processo di formazione planetaria iniziasse a stabilizzarsi. La scoperta di queste masse protoplanetarie porta quindi a revisionare tutta la teoria e apre a nuovi sviluppi per quanto riguarda i modelli matematici. Tuttavia c'è anche ci frena l'enusiasmo, perché le macchie nel disco potrebbero essere semplicemente legate a zone in cui la massa dei detriti presenti causa un calo del momento angolare, un fenomeno chiamato radial drift. In questo caso non sarebbero protopianeti ma campi di polveri e detriti destinati a disperdersi in tempi relativamente brevi, un po' come mulinelli in un torrente.
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.