Gli astronomi stanno usando gli echi dei buchi neri per mappare l'universo e la distanza tra le stelle

Gli astronomi useranno in futuro tecnologie sempre più sofisticate per mappare l'universo e stimare la distanza tre le stelle

Gli astronomi useranno in futuro strumenti più sofisticati per mappare il cielo (Foto: Pixabay)
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Oggi esistono sistemi innovativi per misurare la distanza tra le stelle attraverso gli echi dei buchi neri supermassicci

Dal punto di osservazione della Terra è davvero molto difficile riuscire a capire la distanza fra una stella e l'altra e quale sia la più vicina al nostro pianeta. Secondo Yue Shen, astronomo dell'Università dell'Illinois, riuscire a misurare la distanza fra le stelle è una delle operazioni più complesse del mondo ma se fino ad oggi c'erano a disposizione solo strumenti piuttosto limitati, oggi si utilizza anche un innovativo sistema che si basa sulla misurazione degli echi dei buchi neri super massicci. Di buchi neri la Via Lattea è piena, si calcola che siano oltre un miliardo anche se attualmente ne sono stati identificati solo poche decine. Leggi anche Individuati 24 pianeti che conterrebbero gli ingredienti per ospitare la vita. 

Cos'è un buco nero

I buchi neri super massicci, invece, sono un po' diversi perché anche se non è possibile vederli distintamente comunque dalla Terra è possibile valutare la brillantezza del materiale che si muove intorno ad essi. Proprio il modo in cui la luce si muove intorno ad essi serve per calcolare il livello di luminosità intrinseca. Un buco nero è composto da un nucleo centrale che può avere una massa più grande del Sole di una decina di miliardi di volte. Intorno a questo nucleo, proprio come accade con il mulinello dell'acqua, si crea un vortice: la forza gravitazione rende questo disco di accrescimento particolarmente brillante. All'esterno del disco c'è una nuvola di polvere detta toro che viene sfruttata dagli esperti per misurare l'eco della sua vibrazione.

Come si creano le nuvole di polvere

I dischi di accrescimento sono enormi e possono trascorrere molti anni prima che la luce raggiunga il toro e venga poi riflessa. Il bordo interno del disco di accrescimento è incredibilmente caldo ma si raffredda verso l'esterno. Quando la temperatura scende a 1.200 gradi Celsius si creano le nuvole di polvere: la distanza tra il toro e il bordo interno del disco di accrescimento è direttamente proporzionato alla temperatura elevata, quindi è ovvio che conoscendo la distanza, si calcola la temperatura e di conseguenza la quantità di luce che quella regione emette.


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Serviranno tecnologie più sofisticate per poter studiare nel dettaglio i buchi neri

È indispensabile, però, un'osservazione continua e costante del buco nero per poter ricavare i dati necessari. Ad esempio il team di Yue Shen sta lavorando da oltre 20 anni alla raccolta dei dati per poter arrivare a dimostrare la teoria dell'eco dei buchi neri. L'arrivo di strumenti di osservazione sempre più sofisticati e di tecnologie più avanzate sarà indispensabile per avere dati più precisi al fine di mappare l'eco dei buchi neri super massicci, anche quelli di dimensioni più contenute.

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Valerio Fioretti

Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.