Uno studio della NASA ha rilevato l’alta incidenza del vapore acqueo nell’atmosfera prodotto dal lancio dei razzi
Secondo uno studio commissionato dalla NASA l’elevata intensità del traffico spaziale potrebbe essere alla base del fenomeno delle “nuvole notturne” che si formano nell’alta atmosfera. Un fenomeno già ampiamente conosciuto dalla scienza e che già era nota ben prima dell’era spaziale iniziata nel 1957. Ricerche più recenti, tuttavia, mostrano che queste nuvole tendono a formarsi in aree ad alta quota con abbondante vapore acqueo, proprio quello che potrebbe essere generato dopo i lanci di razzi moderni.
Le nubi mesosferiche polari
Le nubi mesosferiche polari (PMC) (questo è il termine tecnico di questo fenomeno) non sono altro che assembramenti di cristalli di ghiaccio che di solito sono presenti nei poli nord o sud durante la tarda primavera e l’estate. Ciò che li rende particolarmente misteriosi è il fatto che si formano proprio al limite dell’atmosfera superiore dove l’aria è tradizionalmente secca e fredda. L’autore dello studio in questione è il fisico spaziale, Richard Collins, dell’Università dell’Alaska, Fairbanks.
La missione Super Soaker
Secondo questo studio queste nuvole strane sarebbero “un indicatore molto sensibile dei cambiamenti nell’atmosfera superiore, nella temperatura e nel vapore acqueo”. Collins e il suo team hanno seguito la storia delle origini dei PMC utilizzando la missione Super Soaker della NASA, che ha impiegato un piccolo razzo suborbitale che volava nello spazio dall’Alaska. Il vapore acqueo di tali lanci può abbassare la temperatura nella regione immediata e creare una sorta di nuvola luminosa. Gli autori dello studio hanno scoperto che questo fenomeno si verifica anche a gennaio durante le condizioni più difficili nell’Artico, quando le PMC tradizionalmente non si formano.
La firma di un PMC dopo l’esperimento Super Soaker
Irfan Azeem, fisico spaziale presso Astra in Colorado e ricercatore principale della missione Super Soake, ha dichiarato che lo studio si è posto il compito di assicurarsi di “evitare di mescolare PMC creati artificialmente e presenti in natura. In questo modo, potevamo essere certi che qualsiasi PMC che abbiamo osservato fosse attribuibile all’esperimento Super Soaker”. Il lancio del razzo avvenuto il 26 gennaio 2018 ha raggiunto quota 85 chilometri di altitudine e ha rilasciato deliberatamente circa 220 chilogrammi di vapore acqueo. Solo 18 secondi dopo, il radar laser a terra ha rilevato la firma di un PMC. Il vapore acqueo sarebbe dunque un sottoprodotto comune di satelliti e lanci di razzi, come con la navetta spaziale che è volata dal Kennedy Space Center della NASA tra il 1981 e il 2011. Un lancio della navetta spaziale ha stimolato Il 20% della massa di ghiaccio PMC osservata in una stagione. Una quantità davvero incredibile.
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