I pianeti rocciosi che orbitano attorno a stelle morte potrebbero ospitare la vita: lo studio
La docente di astronomia Lisa Kaltenegger spiega perché i pianeti rocciosi che orbitano a nane bianche potrebbero sviluppare nuove forme di vita
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I pianeti rocciosi che orbitano attorno a stelle morte potrebbero ospitare la vita: lo studio
Gli astronomi sono da sempre alla ricerca di nuovi possibili “pianeta Terra", altri posti nello spazio in cui possono esistere o svilupparsi forme di vita. In alcuni casi sono arrivati risultati incoraggianti, con la scoperta di esopianeti nei quali sono state rinvenute condizioni non particolarmente ostili. L'ultima notizia positiva in merito arriva da Lisa Kaltenegger, docente associata di astronomia presso il “College of Arts and Sciences" e direttore del “Carl Sagan Institute" di Ithaca (USA): la scienziata, come riportato da Science.com, sostiene che i pianeti rocciosi che orbitano attorno a stelle morte hanno più possibilità di poter ospitare la vita. SPETTACOLARE METEORITE ILLUMINA IL CIELO, ECCO DOVE
Le parole dell'esperta
“I pianeti rocciosi intorno alle nane bianche – ha dichiarato la Kaltenegger – sono candidati interessanti da caratterizzare perché i loro 'ospiti' non sono molto più grandi dei pianeti delle dimensioni della Terra. Se osservassimo il transito di uno di questi pianeti potremmo saperne di più". In realtà tra il 2015 e il 2019 i ricercatori spaziali hanno localizzato diversi pianeti orbitanti attorno a stelle morte, senza però poter avere a disposizione materiale sufficiente per stabilire che gli stessi pianeti possano essere “ospitali" come la Terra. Ma perché i pianeti rocciosi sarebbero dunque così propensi a sviluppare forme di vita? Secondo la Kaltenegger è a causa dell' “evoluzione" delle nane bianche.
Cosa succede
Una stella nana bianca dopo un po' si raffredda e non emette più un calore così “devastante", nei confronti del pianeta che gli ruota intorno, da impedire lo sviluppo di forme di vita. La nana si trasforma proprio da bianca in nera. Ma ci sono ancora molti interrogativi da valutare, per questo i ricercatori sono costantemente al lavoro. E c'è una questione che ci riguarda da vicino: quando il Sole si consumerà (proprio come le stelle bianche di cui si parlava) e si espanderà distruggerà sia la Terra che Venere e Mercurio: come sarebbe possibile dunque lo sviluppo di nuove forme di vita in condizioni simili?
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Ecco nuove interessanti scoperte sul pianeta Rosso effettuate grazie al lavoro del Rover Curiosity della NASA
Le domande riguardanti la vita su Marte hanno assillato per tanti anni e assillano ancora gli scienziati. Sono stati condotti tantissimi studi sul pianeta rosso per diversi decenni ed è stata svolta un'indagine mirata sull'esistenza di possibili molecole organiche. Il rover della NASA Curiosity ha catturato sulle superficie del cratere Gale, vari materiali organici tra cui zolfo e idrocarburi contenenti cloro provenienti da pietre di fango risalenti a 3,5 miliardi di anni fa. Anche il metano contenente cloro è stato trovato da una precedente esplorazione dei lander vichinghi della NASA. Tutto ciò non fa altro che deporre favorevolmente in merito alla possibile esistenza di materia organica nel sistema vicino alla superficie su Marte.
Le caratteristiche del meteorite ALH 84001
Tuttavia, si sa poco sull'origine, la distribuzione, la conservazione e l'evoluzione di tali sostanze organiche, nonché sulla loro possibile relazione con l'attività biologica marziana. Molte conoscenze sono state ottenute anche attraverso indagini geochimiche che sono state effettuate sui meteoriti marziani. Un meteorite in particolare, ALH 84001 i cui resti sono stati trovati in Antartide nel 1984, ha fornito dettagli preziosi. E' stata rilevata la presenza di minerali carbonati di colore arancione, che sono precipitati dall'acqua liquida salata sulla vicina superficie di Marte 4 miliardi di anni fa. Molti studi hanno cercato di capire la chimica di questi resti al fine di trovare prove sull'esistenza di vita su Marte.
Cosa si è scoperto
Le analisi precedenti sono state vanificate dalla contaminazione con materiale terrestre proveniente da neve e ghiaccio antartici, rendendo difficile dire quanta parte del materiale organico nel meteorite fosse veramente marziano. Uno studio attuale su questi resti condotto con tecniche all'avanguardia ha dato risultati interessanti. I ricercatori hano studiato il contenuto di azoto dei carbonati ALH 84001 e sono state trovate le prime prove solide dell'esistenza di sostanze organiche marziane risalenti a circa 4 miliardi di anni fa. Si tratta di sostanza che conterrebbero azoto come hanno avuto modo di spiegare gli autori della ricerca. “Dopo gli accurati controlli di contaminazione, abbiamo stabilito che i prodotti organici rilevati erano molto probabilmente veramente marziani" hanno dichiarato gli autori dello studio.
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Altre considerazioni
“Abbiamo anche determinato il contributo dell'azoto sotto forma di nitrato – uno dei forti ossidanti su Marte oggi – era insignificante, suggerendo che probabilmente i primi Marte non contenevano forti ossidanti ed erano meno ossidanti. Esistono due possibilità principali: o le molecole organiche contenenti azoto provengono dall'esterno di Marte o si sono formate su Marte“, ha dichiarato il dott. Kobayashi del Tokyo Institute of Technology e Caltech. All'inizio della storia del Sistema Solare, probabilmente Marte era inondato di quantità significative di materia organica, ad esempio meteoriti ricchi di carbonio, comete e particelle di polvere. Alcuni di loro potrebbero essersi dissolti nella acqua ed essere rimasti intrappolati all'interno dei carbonati.
Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.
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