Ecco i risultati di una ricerca legata al campo magnetico terrestre
Secondo quanto scoperto dai ricercatori dell’Università di Liverpool il campo magnetico terrestre avrebbe un andamento ciclico e si starebbe indebolendo sempre di più a cicli di 200 milioni di anni. Si tratta di uno studio che colma un’importante lacuna temporale rispetto ad altri studi effettuati in precedenza. Se è vero che in passato sono mancati dati affidabili sull’intensità del campo, adesso grazie ai progressi della tecnologia siamo entrati in possesso di dati inconfutabili che hanno palesato questo preoccupante indebolimento ciclico.
Come è stato condotto lo studio
Per giungere a queste interessanti conclusioni gli autori della ricerca hanno eseguito delle analisi paleomagnetiche termiche e a microonde prelevando dei piccoli campioni di roccia prodotti da antiche colate laviche presenti in una regione orientale della Scozia. Attraverso questi studi è stato possibile misurare l’intensità del campo magnetico terrestre durante periodi cruciali nei quali non esistevano dati. Gli scienziati hanno anche provveduto a testare l’affidabilità delle misurazioni da campioni raccolti negli ultimi 80 anni e risalenti ad un periodo che va da 200 a 500 milioni di anni fa. Attraverso questi studi sono emersi dei dati molto preoccupanti che rivelano il progressivo indebolimento del campo magnetico terrestre.
Le conclusioni dello studio
Attraverso l’incrocio dei dati si è giunti ad una conclusione molto interessante. Si è infatti capito che tra 332 e 416 milioni di anni fa, la forza del campo geomagnetico conservato in queste rocce aveva una intensità quantificabile in meno di un quarto rispetto a quello attuale. Una intensità che presenta molte similitudini con un periodo di bassa intensità del campo magnetico che iniziò 120 milioni di anni fa circa. Secondo quanto dichiarato dalla dottoressa Louse Hawkins, una paleomagnetista di Liverpool “questa analisi magnetica completa dei flussi di lava di Strathmore e Kinghorn è stata la chiave per riempire il periodo che ha preceduto il Kiman Superchron, un periodo in cui i poli geomagnetici sono stabili e non si sono invertiti per circa 50 milioni di anni”.
L’inversione dei poli condizionerebbe la debolezza del campo magnetico
La dottoressa Hawkins ha anche chiarito come si sia anche giunti, attraverso questo studio, ad identificare l’esistenza di un ciclo temporale lungo 200 milioni di anni nella forza del campo magnetico terrestre correlato ai processi profondi della Terra. Sappiamo che la tettonica a zolle distrugge molti di questi dati nel corso dei secoli. Ecco perchè va ritenuta molto preziosa la conservazione di questo segnale per le profondità della Terra. Gli scienziati hanno anche evidenziato come la debolezza del campo magnetico sarebbe da associare alle inversioni dei poli, mentre il campo ha una intensità rilevante nel corso di un Superchron. Un dato fondamentale che dimostra come sia una vera e propria chimera migliorare il record di inversione avvenuto prima di 300 milioni di anni fa.
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