Il “defunto” Philae Lander ha svelato il suo ultimo mistero spaziale
La sonda spaziale Philae ormai dal luglio 2015 non dà più segni di vita, da quando praticamente è finita sotto una sporgenza della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Tuttavia recentemente gli scienziati sono riusciti a stabilire con esattezza il punto in cui ha impattato sul suolo della cometa. Il suo atterraggio è stato piuttosto rocambolesco perché la sonda è stata sbalzata da Rosetta anche se uno dei suoi propulsori era guasto. Philae è rimbalzata raggiungendo l’altezza di un km e poi è atterrata fra le macerie della cometa, rivelando un sottostrato di ghiaccio molto morbido. Leggi anche L’asteroide 2018VP1 sta per sfiorare la Terra: ecco in quale giorno “passerà accanto” al nostro pianeta
L’importanza di conoscere il punto di impatto
Secondo gli scienziati impegnati in questo progetto, fra cui Laurence O’Rourke dell’Agenzia spaziale europea, trovare il punto di impatto di Philae era molto importante per poter analizzare il tipo di materiale con il quale la sonda è venuta a contatto, un ghiaccio primordiale che potrebbe rivelare moltissimo della storia dell’universo. Grazie alle immagini e agli altri dati raccolti con lo strumento OSIRIS che si trova su Rosetta, oggi è possibile saperne di più di questo terribile impatto. Leggi anche Rilevata una molecola anomala nell’atmosfera di Titano: ecco di cosa si tratta
Cos’è successo a Philae
Dai dati che sono stati analizzati fino ad ora è apparso subito evidente che Philae è rimbalzata quattro volte prima di fermare definitivamente la sua corsa a pochi metri da uno strapiombo. L’ultimo affondo è stato seguito da tre secondi di affondo che le hanno consentito di sprofondare per 25 centimetri in un materiale molto morbido. Gli scienziati, visto l’aspetto esteriore della zona in cui Philae è affondata, hanno soprannominato quest’area cresta della sommità del cranio. L’area raschiata dall’impatto con la sonda ha rivelato un’ampia zona di ghiaccio immediatamente riflessa dalla luce del Sole. Tutto questo ha fornito del materiale davvero molto interessante per descrivere la densità della cometa. Leggi anche Spazio, risolto il mistero sulla fonte più brillante non identificata di raggi gamma nella Via Lattea
Da cosa è ricoperta la superficie della cometa
L’impatto di Philae ha fatto capire che l’intera superficie della cometa è ricoperta da uno strato di polvere stellare e ghiaccio che è antica di miliardi di anni e si mantiene comunque molto fragile. Da questa scoperta si è arrivati a stabilire la porosità di 67P/Churyumov-Gerasimenko: oltre il 75% del suo spazio è completamente vuoto, molto simile alla consistenza della pietra pomice.
Le rocce sulla cometa simili a polistirolo
I ricercatori affermano che le rocce montagnose che si scorgono sulla sue superficie sono probabilmente molto più simili a polistirolo che a pietra. In pratica questa cometa, che da oltre 4,5 miliardi di anni si aggira per il Sistema Solare, quasi a malapena si tiene insieme. Ovviamente queste informazioni si rivelano indispensabili per la progettazione delle prossime sonde che andranno in esplorazione di altre comete.
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