Ecco le ipotesi allo studio sull’identità del nono pianeta: potrebbe trattarsi di un enorme buco nero
Da tempo si pensa che un enorme pianeta si stia nascondendo nel sistema solare esterno, ma tante ipotesi sono state avanzate dagli astronomi sulle possibilità che possa trattarsi addirittura di un nuovo pianeta. Gli studi recenti hanno però avanzato la tesi che possa trattarsi solo di un piccolo buco nero come si legge in un articolo pubblicato sul sito Astronomy. Dall’analisi delle orbite di rocce spaziali distanti sta prendendo piede l’ipotesi che possa trattarsi di qualcosa di gigantesco e sfuggente che gli astronomi hanno definito appunto Planet Nine.
Gli studi recenti
Secondo gli ultimi studi e le osservazioni fatte di recente, qualcosa di molto anomalo potrebbe influenzare le orbite di questi mondi distanti. Addirittura si sta facendo sempre più credibile la tesi che il nostro sistema solare possa ospitare uno dei primi buchi neri nell’universo: un buco nero primordiale. Di recente sono stati scoperti oggetti nel lontano sistema solare che hanno presentato qualcosa di anomalo. Ad esempio gli oggetti transnettuniani o TNO, si avvicinano tutti al Sole più o meno nello stesso punto nello spazio ma essendo molto lontani da Nettuno difficilmente possono essere influenzati nelle loro orbite dal pianeta blu.
Planet Nine e i TNO
Per spiegare queste orbite anomali, un team di astronomi ha avanzato l’ipotesi che un pianeta gigantesco da circa 5 a 15 volte la massa della Terra si nasconde molto al di là di Plutone, centinaia di volte più lontano dal Sole rispetto alla Terra. Secondo uno studio che è stato pubblicato il 24 settembre sul sito arXiv, Planet Nine non è l’unica spiegazione possibile per i TNO. La spiegazione più plausibile potrebbe essere quella di un buco nero primordiale sorto frazioni di secondo dopo il Big Bang. Ovviamente si tratta solo di una tesi non dimostrata, ma pur sempre affascinante.
L’esperimento di lente gravitazionale ottica
Se fosse vero, anche il buco nero ipotizzato sarebbe situato centinaia di volte più lontano dal Sole rispetto alla Terra. Ma poiché i buchi neri sono incredibilmente abili nel frantumare la materia, un buco nero equivalente a circa cinque masse terrestri avrebbe solo le dimensioni di una palla da baseball.
Questa tesi è il frutto dello studio delle varie anomalie gravitazionali identificate mediante l’Esperimento di lente gravitazionale ottica (OGLE). Nell’ambito di questo progetto, gli astronomi hanno monitorato il cielo alla ricerca di eventi gravitazionali di microlente, che si verificano quando un enorme oggetto in primo piano (come un buco nero) passa direttamente davanti a un oggetto di sfondo (come una stella). Se l’allineamento degli oggetti è perfetto, l’oggetto in primo piano pesante agisce come una sorta di lente, distorcendo e amplificando la luce dall’oggetto dietro di esso.
Individuati sei eventi di microlensing
Attraverso questa modalità di osservazione sono stati individuati sei strani eventi di microlensing che sembrano essersi verificati quando gli oggetti approssimativamente da 0,5 a 20 volte la massa della Terra si sono comportati come lenti gravitazionali. Da questa osservazione è nata la tesi dell’esistenza di buchi neri primordiali.
Se un tale buco nero così massiccio, fosse catturato dal Sole e ora vaga per il sistema solare esterno, influenzerebbe le orbite degli eTNO esattamente allo stesso modo del Planet Nine. Ovviamente serviranno nuovi studi per capire se questa tesi è credibile o meno.
Laurea triennale in Scienze Forestali ed Ambientali e Laurea magistrale in Scienze Agrarie e del Territorio. La mia più grande passione resta da sempre la meteorologia, approfondita attraverso la tesi di laurea sperimentale e un master di "Meteorologia Nautica". I fenomeni naturali, la loro bellezza e potenza sono tra le cose che più mi affascinano al mondo.