Il volto su Marte, svelato il mistero dell’immagine che ha dato vita a centinaia di teorie per decenni
Più di 40 anni fa, il 25 luglio del 1976, durante la sua trentacinquesima orbita intorno a Marte la sonda americana Viking 1 fece una scoperta molto affascinante: la sonda, infatti, acquisì un’immagine che molto presto sarebbe diventata famosa in tutto il mondo attirando su di se l’attenzione di appassionati, esperti e addetti ai lavoro: stiamo parlando del Volto su Marte. Stiamo parlando di Cydonia Mensae, che come si legge su Huffingtonpost.it è una vasta struttura geologica dal diametro di 764 km presente sulla superficie marziana.
Si tratta di un famoso episodio di pareidolia
Lo scatto fu pubblicato dalla NASA sei giorni dopo: furono alcuni dettagli, come scarsa risoluzione, chiaroscuri e inquadratura, a giocare un ruolo chiave nel dare origine questo episodio di pareidolia. L’illusione pareidolitica è l’illusione che tende a ricondurre forme note oggetti o profili dalla forma casuale: probabilmente in questo caso ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi episodi di pareidolia di sempre: in poco tempo avanzarono diverse teorie, secondo alcune delle quali il volto su Marte sarebbe in realtà una struttura artificiale, una sorte di monumento realizzato da forme di vita intelligenti.
Le teorie più note
Molte furono per l’appunto le teorie a proposito del volto su Marte: tra le più famose troviamo quella di Richard Hoagland, che pubblicò proprio un libro intitolato “The Monuments of Mars: A City on the Edge of Forever”. Nel testo pubblicato nel 1987 l’autore interpreta alcune caraqtteristiche della superficie marziana, come i presunti resti di una citta in rovina e piramidi. Secondo altre teorie, come quella dello scrittore azero Zecharia Sitchin, ci sarebbero riferimenti a questa particolare formazione marziana nella letteratura sumerica.
Successive missioni hanno fatto chiarezza
Fu poi la sonda Mars Global Surveyor, in seguito, a smentire le varie teorie secondo le quali il volto su Marte fosse artificiale: le nuove immagini, realizzate ad alta risoluzione, hanno infatti svelato come il volto fosse in realtà una comune formazione rocciosa. Successivamente altri tasselli sono stati inseriti grazie a Mars Express, la missione dell’ESA che posa definitivamente fine alla questione grazie ad alcuni scatti ad altissima risoluzione, dove il singolo pixel copre una dimensione di soli 14 metri della superficie di Marte.
Cos’ha contribuito a questa illusione pareidolitica
Si tratta, quindi, di un grosso episodio di pareidolia: ma cosa rende una roccia simile ad un volto umano? Si tratta di una sembianza che nasce grazie ad una combinazione di eventi e condizioni: tra queste l’angolo d’illuminazione, visto che la foto fu scattata con il Sole basso sull’orizzonte di Marte; la bassa risoluzione, ovviamente, ha giocato un ruolo chiave. E non è tutto: a causa di un’interruzione nella trasmissione dei dati inviati da Viking 1 alla Terra, la foto mostrava una macchia nera in corrispondenza dell’ipotetica narice. Da qui il collegamento mentale e le tante teorie, che hanno portato alla scrittura di libri e alla creazione di film. Di seguito un video pubblicato su YouTube.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.