Intercettato il primo segnale radio proveniente da un’esopianeta: potrebbe rivelarsi prezioso per comprendere la struttura dell’universo
Dopo anni di ricerche un team di astrofisici e scienziati della Cornell University a Ithaca, nello stato di New York, è convinto di aver individuato per la prima volta nella storia della radioastronomia una impronta emessa da un pianeta che si trova al di fuori del nostro sistema solare. Non per frenare gli entusiasmi, ma lo staff dei ricercatori ha subito messo le mani avanti, dichiarando che non si tratta di una sorgente radio aliena artificiale, ma dal campo emesso da un corpo celeste che ci aiuterà a comprendere meglio la struttura dell’universo. Da non perdere anche SOLSTIZIO D’INVERNO 2020, ecco perchè sarà il giorno più buio dell’anno.
Una scoperta di fondamentale importanza
È stata teorizzata una correlazione tra la presenza di campi magnetici nei pianeti e le condizioni della loro atmosfera. Al momento non sono state individuati altri corpi celesti di tipo planetario con queste caratteristiche e l’esopianeta in questione è uno dei cosiddetti gioviani caldi. Si tratta di un pianeta enorme che orbita estremamente vicino alla sua stella che si trova nella costellazione di Boote. La scoperta del campo magnetico è stata fatta tramite il Low Frequency Array, il LOFAR, un radiotelescopio collocato in Europa, nei Paesi Bassi.
Le eventuali implicazioni legate a questa scoperta
Al momento si tratta soltanto di una scoperta preliminare che deve essere ancora completamente confermata, vista la difficoltà di riuscire a filtrare un segnale così poco intenso, proveniente da un punto tanto lontano nello spazio.Se però la scoperta dovesse essere confermata, potrebbe essere molto preziosa al fine di trovare nuovi elementi a suffragio della tesi secondo cui la magnetosfera dei pianeti, che li protegge dai bombardamenti del vento solare, è più diffusa di quanto fino ad ora teorizzato. Attualmente il pianeta è sottoposto a osservazioni di follow-up, cioè viene seguito molto da vicino dal team dell’astronomo della Cornell University, Ray Jayawardhan.
Si tratta solo di un punto di partenza
Dovrebbe fornire nuovi strumenti per comprendere il modo per esaminare mondi alieni, che si trovano a decine di anni luce dalla Terra e per i quali fino ad ora era impensabile riuscire ad individuare caratteristiche come il campo magnetico. Gli esperti sottolineano che un pianeta gioviano con un’orbita ravvicinata intorno alla propria stella non si può considerare un mondo in cui è probabile lo sviluppo della vita come la conosciamo. La presenza di una protezione intorno a esopianeti che popolano la galassia, alcuni dei quali potrebbero essere più vicini di quanto si pensa, è comunque un punto di partenza. Resta sempre il fatto che i pianeti di tipo terrestre molto spesso risultano invisibili per via della distanza e delle scarse interazioni che possono avere con stelle attorno a cui orbitano.
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