La distanza della Terra da Sagittarius è molto più ridotta di quanto pensassimo: bisogna preoccuparsi?
Secondo un recente studio il nostro pianeta sarebbe molto più vicino ad un buco nero di quanto si era pensato in precedenza
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La Terra è più vicina a Sagittarius A: lo studio che lo dimostra
Stando a uno studio condotto da ricercatori appartenenti a un progetto giapponese – progetto incentrato sull'astronometria – la Terra si troverebbe più vicina di almeno 2.000 anni luce a un buco nero supermassiccio presente nella Via Lattea denominato Sagittarius A*. Si tratta di una notizia giunta dopo oltre 15 anni di misurazioni, analisi dei dati raccolti e studi approfonditi, arco di tempo durante il quale i ricercatori, attraverso un lavoro meticoloso, sono stati in grado di creare una mappa tridimensionale particolarmente dettagliata della nostra galassia. DA LEGGERE Secondo uno scienziato di Harvard, Oumuamua potrebbe essere un'astronave aliena.
Le conseguenze derivanti dalla nuova scoperta
Presa così com'è, la notizia potrebbe risultare allarmante. A un primo impatto, la maggiore vicinanza a un buco nero – un buco nero supermassiccio – può essere motivo di ansia. Un'ansia che, tuttavia, in questo caso specifico non è giustificata. Già, perché la vicinanza della Terra al corpo celeste non comporta affatto che il nostro pianeta, per ragioni astronomiche, finisca all'interno del buco nero, venendo inghiottito e risucchiato dalla sua enorme massa. Al contrario, il nuovo studio non fa altro che fornire nuovi dettagli sulla nostra posizione all'interno dell'universo.
Lo studio nel dettaglio: la riduzione della distanza
Entrando nel merito dello studio, il team di specialisti del progetto è riuscito a calcolare con notevole precisione la distanza tra il buco nero e il pianeta Terra. In un primo momento, con le misurazioni datate 1985, si riteneva che il corpo celeste fosse situato a circa 27.700 anni luce da noi; con le ultime rilevazioni, però, la distanza è stata portata prima a 26.673 anni luce (misurazione effettuata nel 2019), poi, con lo studio più recente, la si è ridotta sino a 25.800 anni luce. Per dare un'idea della qualità dello studio, è sufficiente evidenziare come le misurazioni, condotte dai ricercatori del progetto, siano state effettuate con un insieme di strumenti in grado di raggiungere una risoluzione visiva straordinaria.
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Altri dati raccolti nel progetto
Una risoluzione che, nel dettaglio, ha raggiunto lo stesso valore che avrebbe raggiunto un telescopio misurante 2.300 chilometri di diametro. Ciò basta a far comprendere la bontà del lavoro condotto nei quindici anni precedenti. Inoltre, le analisi effettuate hanno permesso agli studiosi di rilevare un ulteriore dato interessante: la Terra non si muoverebbe con una velocità orbitale di 220 chilometri al secondo, ma di 227, un valore derivante anch'esso dalla maggiore risoluzione della nuova mappa tridimensionale. Altri dati approfonditi potranno essere tratti da prossimi miglioramenti della mappa stessa.
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.
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