La trama del film Interstellar di Christopher Nolan ha riproposto il tema della possibile sopravvivenza su altri pianeti, qualora la Terra diventasse inabitabile
I pianeti che orbitano attorno ad un buco nero possono ospitare la vita ? Questo argomento è stato il fulcro della trama di un film recente di grande successo, intitolato Interstellar e uscito nel 2014 nelle sale cinematografiche. Nella trama, un gruppo di astronomi attraversa un cunicolo spazio-temporale in prossimità di Saturno per raggiungere una nuova galassia dove si trovano tre pianeti orbitanti attorno ad un buco nero denominato Gargantua, in grado di ospitare la vita. Ma è davvero possibile tutto ciò ? Secondo la teoria della relatività generale di Einstein, al centro di un buco nero la curva spaziotempo diventa infinità. Una singolarità gravitazionale che modifica il trascorrere del tempo e così per ogni ora che passa su un pianeta che orbita attorno ad un buco nero, trascorrono anni all’esterno.
Il time shifting
Il time shifting influenza in modo determinante la possibilità di questi pianeti di poter ospitare la vita. Ovviamente la trama del film Interstellar avrà fatto storcere la bocca agli scienziati che ritengono stravagante la sola idea che questi pianeti che orbitano attorno ad un buco nero possano esistere, ma rappresenta comunque un’occasione importante per capire meglio come funziona l’universo e perchè accadono certi fenomeni.
Da dove prenderebbe la luce un pianeta orbitante attorno ad un buco nero ?
Si pensa che la potenziale vita extraterrestre possa esistere in zone che possano ospitare la vita, che di solito coincidono con un sistema planetario in cui le temperature possono consentire l’esistenza di acqua liquida. In tal senso è fondamentale sapere quanta luce emette la stella del sistema e quanto dista un pianeta da essa. Se esistessero dei pianeti orbitanti attorno ad un buco nero, l’unica possibilità di ricevere luce e calore potrebbe derivare da una fonte diversa dalla luce solare. Ad esempio aloni caldi del gas e della materia che si accumula attorno ai buchi neri.
L’effetto Blueshift
Ammesso che esistesse l’acqua, ci sarebbe bisogno di energia che potenzialmente potrebbe derivare dal disco di accrescimento che turbina furiosamente intorno al buco nero. Ma per fornire un livello di energia sufficiente alla vita, il disco di accrescimento dovrebbe raggiungere dimensioni tali da renderlo comunque instabile. Un disco di dimensioni piccole proietterebbe radiazioni insufficienti per raggiungere il pianeta.
Quando l’astronomo Jeremy Schnittman del Goddard Space Flight Center della NASA, vide il film Interstellar, come si legge sul sito Astronomy, si rese conto che l’effetto che rallenta il tempo sul pianeta avrebbe anche spostato la luce che riceve dallo spazio circostante verso energie più elevate. E’ l’effetto che prende il nome di “blueshift” e che rende potenzialmente più pericolosa la luce che raggiunge un pianeta vicino a un buco nero.
Perchè il tempo cambia la realtà che ci circonda
La luce in entrata verrebbe amplificata a frequenze molto più alte, compreso il raggio UV. L’esposizione a tale radiazione ad alta energia rappresenterebbe sicuramente una minaccia alla vita stessa, rendendo inospitale lo stesso pianeta. “Il tempo influisce davvero su tutto ciò che ci circonda” ha dichiarato ad Astronomy, Schnittman. “Non incide solo sulla nostra percezione della realtà, ma cambia la realtà, cambia il blueshift. Può davvero rendere tutto molto diverso quando il tempo scorre a un ritmo differente. ”
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.