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Giovedì 14 Novembre
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L’indagine su più di 800 dischi protoplanetari che formano i pianeti ha svelato una sorpresa sull’evoluzione planetaria

Un gruppo di astronomi ha analizzato l'evoluzione di 873 dischi protoplanetari: ecco cosa si è scoperto

L’indagine su più di 800 dischi protoplanetari che formano i pianeti ha svelato una sorpresa sull’evoluzione planetaria
Foto archivio Pixabay

La massa del disco determina quanta materia è disponibile per formare i pianeti: ecco cosa si è scoperto

Il nostro sistema solare presenta davvero delle analogie con altri sistemi solari? Quali sono le caratteristiche degli altri sistemi? Recenti studi condotti sugli esopianeti hanno evidenziato come molti altri sistemi solari contengono gioviani caldi, enormi giganti gassosi che orbitano estremamente vicino alle loro stelle. Lo studio sui dischi di formazione dei pianeti attorno alle giovani stelle potrebbe darci una vera risposta su come si evolvono realmente questi pianeti.

Cosa si è scoperto

Proprio a questo proposito, un gruppo di astronomi ha analizzato l’evoluzione di 873 dischi protoplanetari. La massa è il pezzo critico in un nuovo studio sui dischi che formano i pianeti. La massa del disco determina quanta materia è disponibile per formare i pianeti. Attraverso la misurazione della massa dei dischi attorno alle giovani stelle, è possibile limitare la massa totale dei pianeti che potrebbero formarsi lì e avvicinarsi di un passo alla comprensione dell’architettura del sistema solare.

Lo studio pubblicato su Astronomy and Astrophysics

Il nuovo studio denominato “Survey of Orion Disks with ALMA (SODA)”: I. Dati demografici a livello di nuvola di 873 dischi protoplanetari” è stato pubblicato sulla rivista scientifica, Astronomy and Astrophysics con autore principale, Sierk van Terwisga, uno scienziato del Max Planck Institute for Astronomy di Heidelberg, in Germania. “Finora non sapevamo con certezza quali proprietà dominassero l’evoluzione dei dischi di formazione dei pianeti attorno alle giovani stelle” sono state le parole espresse da van Terwisga in un comunicato stampa. “I nostri nuovi risultati ora indicano che in ambienti senza alcuna influenza esterna rilevante, la massa del disco osservata disponibile per formare nuovi pianeti dipende solo dall’età del sistema stella-disco”. CONTINUA A LEGGERE..

Cosa si può capire attraverso lo studio della massa di polvere

La massa di polvere ci può svelare la massa dei pianeti che potrebbero formarsi da un disco. A seconda dell’età del disco, potrebbe anche rivelare agli astronomi quali pianeti si sono già formati. Ma sulla massa del disco possono influire anche altri fattori non secondari. Si tratta di fattori che variano da disco a disco. Cose come il vento stellare e l’irradiazione delle stelle vicine al di fuori del disco possono anche influenzare la massa. Per analizzare questi dischi, gli astronomi si sono concentrati su una nota regione di dischi protoplanetari chiamata nuvola di Orione A, che fa parte dell’Orion Molecular Cloud Complex (OMCC).

L’OMCC è collocata a circa 1350 anni luce di distanza e ospita la nota Nebulosa di Orione. Si è capito che con l’età i dischi protoplaneari diventano meno polverosi. In pratica gli anelli di polvere che circondano le giovani stelle e da cui nascono i pianeti si riducono notevolmente col passare del tempo. Gli 870 dischi del campione appartengano tutti allo stesso sistema cosmico. Questa caratteristica ha consentito ai ricercatori di studiare l’evoluzione dei dischi a prescindere dall’influenza di altri fattori esterni.

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Valerio Fioretti

Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.

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