Uno studio interessante ha simulato un esperimento sociale che riguarda i rapporti interpersonali fra soggetti che vivono su un altro pianeta
La possibilità per gli esseri umani di vivere su altri pianeti è da sempre un argomento che affascina non solo gli studiosi ma anche il cinema e la letteratura. L’uomo non ha mai vissuto al di fuori della Terra, quindi è davvero difficile riuscire a capire come potrebbe ambientarsi, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Uno studio basato su una simulazione, però, ci rivela come potrebbe essere realmente la situazione se un gruppo di umani dovesse trasferirsi a vivere su un altro pianeta. Sono due gli elementi che sono emersi da questo esperimento: i contatti con la Terra diventerebbero sempre meno frequenti e i rapporti interpersonali fra i membri dell’equipaggio sempre più forti.
Le spiegazioni di Dmitry Shved
Dmitry Shved, uno dei ricercatori della Russian Academy of Sciences che ha portato avanti la ricerca, rivela alcuni risultati interessanti dello studio. Mano a mano che il tempo trascorre, i membri dell’equipaggio tendono a condividere meno le proprie problematiche con i colleghi rimasti sulla Terra mentre aumenta di pari passo il livello di coesione del gruppo in missione e la tendenza a contare l’uno sull’altro per risolvere ogni problematica. Gli esperimenti condotti sono stati 2, uno da 17 giorni e l’altro da 120, procedendo all’analisi anche di dati particolari come le espressioni facciali e alla qualità delle conversazioni.
Cosa è accaduto con il trascorrere del tempo
Secondo i dati commentati da Shved, con il passare delle settimane la missione diventa sempre più autonoma e meno dipendente dal controllo centrale rimasto sulla Terra. Una dimostrazione lampante è la frequenza dei messaggi che passa dai 200 della prima settimana ai 120 di quelle successive, diminuendo anche per quanto riguarda la durata. Questo comportamento che scatta automaticamente sembra essere molto promettente per quanto riguarda le future missioni che vedranno equipaggi impegnati sulla Luna oppure su Marte, consentendo di programmare anche missioni più lunghe senza causare danni psicologici ai partecipanti. CONTINUA A LEGGERE…
Gli esperimenti precedenti
L’esperimento russo non è certo il primo di questa tipologia. In precedenza si erano svolti l’HI-SEAS, della durata di 12 mesi, e il MARS-500 che invece aveva avuto un corso record di 520 giorni: entrambe le simulazioni sono giunte a conclusioni simili a quelle dello studio russo. E’ stato appena avviato anche l’esperiemento SIRIUS-21 che dovrebbe avere una durata complessiva di poco più di 8 mesi. Quando l’uomo riuscirà a colonizzare altri pianeti nello spazio, ci saranno già molti dati a disposizione che potranno essere utilizzati per far sì che l’esperienza sia un successo, superando in modo particolare il gap dell’isolamento.
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