‘Oumuamua: il primo oggetto interstellare identificato
Nel 2017 il sistema solare è stato attraversato da uno strano fascio di luce che ha incuriosito gli scienziati, portando alla formulazione di diverse ipotesi. Tre anni dopo viene a galla una nuova teoria. Sono state formulate tante teorie sull’oggetto scoperto e fotografato dal telescopio Pan-Stars 1 alle Hawaii che nel 2017 ha attraversato il nostro sistema solare. C’è chi lo ha identificato in un pezzo di tecnologia aliena scartata e chi in un frattale di polvere cosmica. Il bizzarro fascio di luce lampeggiante non somiglia a nessuna cometa e non proviene dallo spazio interstellare.
Le cose che gli scienziati non sanno spiegarsi
Il telescopio non è riuscito a scattare una foto dalla risoluzione sufficientemente chiara per poterne definire la struttura. Tuttavia, si ipotizza che l’oggetto potrebbe essere di forma piatta e larga come un frisbee, oppure sottile e allungata simile ad un sigaro. Ciò che gli scienziati non riescono a spiegare è la strana accelerazione dell’oggetto mentre passava il Sole. Anche le comete lo fanno, ma il vapore acqueo (il loro propellente) è perfettamente visibile alle lenti del telescopio.
Le nuove teorie che stanno prendendo forma
La teoria della tecnologia aliena, proposta dall’astrofisico Avi Loeb, trova un riscontro nei dati, spiegando che l’accelerazione è avvenuta a causa della pressione della radiazione solare. Tuttavia, molti scienziati dubitano fortemente che possa trattarsi di una fonte aliena. Per quanto riguarda invece l’ipotesi di un coniglio di polvere cosmica, non è chiaro se esista un posto nell’universo abbastanza freddo da poter portare alla formazione di un iceberg di idrogeno in grado di resistere fino a raggiungere il sistema solare.
La nuova teoria: l’iceberg d’azoto
Due ricercatori dell’Arizona sostengono in un paio di articoli pubblicati sul Journal of Geophysical Research: Planets che l’oggetto non identificato sia in realtà un iceberg d’azoto di cui Plutone è costellato, come hanno dimostrato le immagini del 2015 registrate dalla sonda New Horizons della NASA. Con molte probabilità, la collisione con altri oggetti ha portato al distacco di diversi frammenti alcuni dei quali sono stati espulsi nello spazio interstellare. Pare che quest’ultima teoria sia più convincente delle precedenti, anche se il lavoro di ricerca non si è ancora concluso in maniera definitiva. I dati forniti dal telescopio, infatti, non sono precisi e chiari. Garrett Levine, un ricercatore di Yale, sostiene che si potranno ottenere più dettagli solo con l’Osservatorio Vera C. Rubin in Cile, operativo nel 2022, progettato per scansionare vaste strisce di cielo.
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