Marte, il rover Curiosity trova molecole organiche: qualcuno ha abitato il pianeta rosso?
Molto importante la scoperta fatta nelle scorse ore su Marte dal rover Curiosity: il veicolo spaziale spedito sul pianeta rosso per operazioni di perlustrazione ha rinvenuto alcuni tiofeni, tracce di molecole organiche che lasciano spazio a un’ipotesi, su Marte c’è stata qualche forma di vita. A spiegarlo è l’astrobiologo tedesco Dirk Schulze dell’Università Statale di Washington (USA) in un articolo pubblicato sulla rivista Astrobiology.
La tesi dell’esperto
Il dottor Schulze rivela che i tiofeni, composti chimici rintracciabili in sostanze come carbone, petrolio greggio e tartufi bianchi, potrebbero esser stati creati su Marte da processi biologici, prima che essi diventassero a far parte a tutti gli effetti del suolo marziano. Da qui a dire che sul pianeta rosso c’è stata vita, ovviamente, ce ne passa ma sono in corso analisi e test per comprendere in che modo le molecole organiche si sono generate su Marte. Si ipotizza infatti che a creare i tiofeni potrebbe esser stato un processo non biologico o magari l’impatto di un asteroide o un meteorite sul pianeta.
Gli scenari
La speranza dell’uomo, indubbiamente, è quella di trovare altre forme di vita nell’Universo e studiarle. Il ritrovamento di questi tiofeni alimenta proprio questo desiderio di astronomi, scienziati e dell’umanità intera. Sarà Rosalind Franklin, il rover dell’Agenzia Spaziale Europea che verrà inviato su Marte nei prossimi mesi, a fare ulteriore chiarezza sulla questione. Anche se il dottor Schulze spiega che “la vera prova richiederà davvero che effettivamente inviamo le persone lì con un astronauta che guarda attraverso un microscopio e vede un microbo in movimento”.
Il passato di Marte
Come sappiamo milioni di anni fa Marte era un pianeta molto più caldo ed umido rispetto ad ora e questo clima avrebbe favorito lo sviluppo di colonie di batteri in grado di produrre tiofeni. Marte però ha cambiato il suo clima, diventando più secco e le reazioni dei tiofeni si potrebbero essere fermate, bloccate nel terreno del Pianeta Rosso per tutto questo tempo. Il problema però è che abbiamo solo una conoscenza parziale perché il campione raccolto dalla sonda si è danneggiato. Questo perché Curiosity riscalda i campioni che individua a più di 500 °C.
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