Buchi neri primordiali: di che si tratta e perchè è importante studiarli?
Negli ultimi anni gli appassionati di astro-fisica e di astronomia avranno sentito parlare spesso di buchi neri primordiali, particolari enti astronomici che si potrebbero essere formati nell’Universo primordiale. L’interesse verso tali elementi è dato dal fatto che essi probabilmente sarebbero anche all’origine di numerosi eventi cosmici e confermarne l’esistenza permetterebbe di colmare alcune lacune sulla la materia cosmica presente attualmente nell’Universo. Proprio per questo motivo un team di astrofisici delle Università della California in collaborazione con il Kavli Institute for the Physics and Mathematics of the Universe del Giappone stanno studiando, tramite un telescopio della larghezza di ben 8.2 metri, quanto avviene nell’Universo. Leggi anche Un asteroide di sette metri è caduto in Cina: ultimi aggiornamenti.
Primordiali o ordinari?
Una delle principali difficoltà degli studiosi è quella di distinguere i buchi neri ordinari da quelli che, invece, potrebbero essere quelli primordiali. Entrambi, infatti, presentano delle particolari singolarità causate dall’elevata concentrazione di materia che si trova al loro interno e che porta all’esistenza di un ente che né la fisica quantistica né quella della relatività generale riescono a descrivere in maniera dettagliata. Purtroppo mancano le prove e le evidenze scientifiche necessarie a definire l’effetiva esistenza dei buchi neri primordiali che, al momento esistono solo in teoria.
Una nuova possibilità
Gli scienziati delle Università della California e dell’Istituto Kavli hanno però di recente pubblicato i risultati della loro ricerca sul Physical Review Letters, una delle più prestigiose riviste di settore, evidenziando come un nuovo modello da loro proposto potrebbe rappresentare un punto di svolta nella ricerca dei buchi neri primordiali. Tale modello si basa su una precedente teoria sugli effetti quantistici nello spazio vuoto e la rielabora utilizzando nuovi metodi matematici. Il risultato corrisponde, almeno per quanto concerne i calcoli, proprio a quanto ci si aspetterebbe dalla materia oscura di cui è costituito un buco nero primordiale.
Onde gravitazionali e buchi neri
Inutile dire che la scoperta delle onde gravitazionali ha determinato un decisivo passo in avanti nella comprensione dello spazio cosmico, della materia oscura e della possibilità di scontro di buchi neri di piccole dimensioni. Tuttavia, i tempi dell’Universo sono davvero molto lunghi per cui la comprensione di molti fenomeni deve necessariamente avvenire prima in teoria, sperando di poter assistere, anche in pratica, ad eventi che permetterebbero di confermare modelli e studi di tantissimi astrofisici moderni.
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