Su Marte strane trombe d’aria “aliene”: ecco cosa ha scoperto il rover Curiosity
Anche su Marte, proprio come sulla Terra, si generano trombe d’aria e uragani: a scoprirlo è stato il rover Curiosity, come riportato da Tech.Everyeye.it, che è presente sul pianeta “rosso” dal 2012 ed ha già fornito agli scienziati tante indicazioni sul suolo marziano e su cosa accade da quelle parti. E l’ultima testimonianza, appunto, riguarda una particolare danza di sabbia e polvere lungo il confine tra i pendii scuri e chiari all’interno del cratere Gale del Pianeta Rosso (largo 154 chilometri). Questo vortice, che ha avuto luogo il 17 agosto scorso, si è manifestato anche nelle immagini rover grezze e non elaborate, ma comunque non ha avuto alcuna conseguenza sulla superficie di Marte. Gli astronomi studieranno le immagini inviate da Curiosity per approfondire il discorso delle trombe d’aria “aliene”. IL NOSTRO SOLE HA UN GEMELLO NELL’UNIVERSO? ECCO I DETTAGLI DELLO STUDIO
Gli scienziati rilevano strutture gigantesche che si muovono su Marte, di cosa si tratta?
Gli scienziati hanno anche osservato che i “megariples” su Marte, enormi onde di sabbia viste sulla superficie marziana, sono strutture in movimento e non antiche reliquie rimaste al loro posto dal lontano passato del Pianeta Rosso. I megaripples, che si verificano anche nei deserti sulla Terra, sono generalmente più grandi delle increspature di sabbia più piccole e sono composti da granelli di sabbia più robusti e grossolani che si trovano in cima alle loro creste, appoggiati su grani più sottili sepolti sul fondo. La pesantezza dei granelli di cresta – combinata con i venti molto sottili e deboli dell’atmosfera leggera di Marte oggi – aveva fatto pensare agli scienziati che queste strutture di sedimenti debbano essere formazioni statiche e immobili. Non è così però secondo nuove ricerche, come riporta sciencealert.com. Un asteroide passerà vicino alla Terra, ecco quando. Ha un diametro di 50 metri
Lo studio
Uno studio condotto dallo scienziato Simone Silvestro dell’Osservatorio astronomico INAF di Capodimonte in Italia rivela che i megariple marziani sono un fenomeno che scorre e va guardato molto da vicino. Confrontando le immagini riprese dalla telecamera HiRISE (esperimento di imaging ad alta risoluzione) sull’Orbiter di ricognizione MARS della NASA nell’arco di diversi anni, il team di Silvestro ha scoperto che i megariple di Marte sono decisamente in movimento, solo un movimento molto lento. Tra il 2007 e il 2016, i megariple in due siti marziani – il cratere Nili Fossae e McLaughlin – si sono spostati a velocità medie di soli 12 centimetri all’anno, con una velocità massima registrata di 19 centimetri (7,5 pollici) all’anno. In arrivo una pioggia di meteoriti tra fine luglio e agosto: gli appuntamenti da non perdere
Sabbie “mobili”
A tassi di spostamento così lenti, forse non c’è da meravigliarsi che queste sabbie mobili fossero ritenute statiche – e precedenti confronti che esaminavano le formazioni in tempi più brevi di soli due o tre anni marziani non erano riusciti a rilevare la sottile migrazione. Ora, per fortuna, abbiamo più dati di sonda su cui attingere, che offrono uno sguardo più da vicino a ciò che sta accadendo. “Abbiamo avuto l’opportunità di vedere questi megariple muoversi perché ora abbiamo più di 10 anni di osservazioni“, ha spiegato Silvestro a Inside Science.
La nuova scoperta
I ricercatori non pensavano che i venti di Marte sarebbero stati abbastanza potenti all’interno della sottile atmosfera da spostare i megariple – che sono così grandi da essere distanziati fino a 35 metri di distanza nelle aree qui studiate (sebbene la media sia di circa 5 metri). Sembra che il vento marziano possa muovere queste strutture, purché abbia qualche aiuto. I ricercatori suggeriscono che la vicinanza di dune di sabbia più grandi situate nelle aree del cratere di Nili Fossae e McLaughlin studiate potrebbe aiutare a spostare i megariple, con le dune a grana più fine che forniscono un alto volume di flusso di sabbia che può aiutare a spostare i grani grossolani seduti in cima.
Ricerca pubblicata sul Journal of Geophysical Research
Senza un tale livello di “scorrimento provocato dall’impatto” da dune vicine e salate, altri megaripple marziani potrebbero non essere in grado di muoversi così tanto, né con la stessa velocità con cui il rapido gruppo si scorgeva qui. Sebbene questi megaripple possano essere lenti, tuttavia, il fatto che possiamo vederli muoversi non rappresenta solo un aumento significativo della nostra conoscenza delle condizioni atmosferiche su Marte. I risultati sono riportati sul Journal of Geophysical Research.
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