Trovati due fossili cosmici all’interno della Via Lattea: ecco di che si tratta
Lo studio della volta celeste e dello spazio ha sempre affascinato l’uomo sin da tempi antichissimi: tra i più celebri astronomi si ricordano Tolomeo, Keplero, Copernico, Galileo Galilei e, in tempi più recenti, Margherita Hack. Nei secoli lo spazio, i pianeti e le stelle hanno svelato sempre più segreti, aiutandoci a capire meglio l’origine e lo sviluppo dell’immensità presente oltre l’atmosfera terrestre. Ogni giorno però c’è qualcosa di nuovo che rivoluziona teorie che parevano certe: è il caso dei due fossili cosmici rinvenuti della Via Lattea. ECCO IL SOLSTIZIO D’INVERNO: QUANDO CI SARÁ, INFO E ORARI CONGIUNZIONI ASTRALI
Una scoperta rivoluzionaria
L’Istituto Nazionale di Astrofisica, in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Università di Bologna capeggiati da Francesco Ferrara, ha pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Nature Astronomy: la notizia è la scoperta resti fossili legati a sistemi stellari che, unendosi tra loro ben 12 miliardi di anni fa, hanno dato vita al cuore più antico della Via Lattea. Questi reperti sono stati rinvenuti nella parte più opaca e nascosta della Via Lattea, celata dal Bulge, nube di polveri talmente fitta da oscurare la luce delle stelle fino a 10.000 volte. Per superare questa barriera apparentemente invalicabile serviva una luce infrarossi e per questo si è utilizzato il Gemini South, telescopio cileno con un diametro di 8 metri. Grazie a questo potente strumento i ricercatori hanno scoperto dei frammenti fossili nel Liller 1. UNA GRANDE PALLA DI FUOCO HA ILLUMINATO UNA CITTÁ COME LA LUNA PIENA: ECCO DOVE
L’origine della Via Lattea
Nel Liller 1 si trova quello che fino a pochi anni fa si pensava fosse un ammasso globulare di stelle nate più o meno nello stesso momento. Ebbene in questa remota zona della galassia è stato rinvenuto un frammento fossile risalente a quell’universo primordiale nato “appena” 1 miliardo di anni fa. Nel Liller 1 sono dunque stati scoperti due ammassi stellari: uno databile appunto 12 miliardi di anni fa e l’altro ben più giovane, più vicino al cuore della Via Lattea e più ricco di ferro. Questa scoperta non ha fatto altro che confermare una teoria solo accennata qualche tempo fa quando fu rinvenuto un altro reperto simile, Tarzan 5: anche all’ora nacquero dei dubbi davanti alla vera natura di quell’ammasso globulare ma il caso fu considerata solo un’anomalia alquanto curiosa. Con la scoperta del frammento fossile Liller 1 gli studiosi hanno chiuso il cerchio in relazione alla formazione multipla di gruppi stellari di età differenti. SCOPERTO NOVE, IL NONO PIANETA DEL SISTEMA SOLARE
Queste super strade spaziali potrebbero diventare preziose per studiare comete e asteroidi
Secondo un recente studio esisterebbero delle vere e proprio “superstrada spaziali” che trarrebbero origine dalle interazioni gravitazionali nel Sistema Solare. Si tratta di canali in cui determinati oggetti vaganti nello spazio si muoverebbero in maniera veloce. Canali che potrebbero essere preziosi per l’esplorazione spaziale ma anche per studiare più dettagliatamente comete e asteroidi. Un team di ricercatori capeggiato da Nataša Todorović dell’Osservatorio Astronomico di Belgrado in Serbia ha evidenziato come queste superstrade siano costituite da una serie di archi collegati all’interno di queste strutture invisibili e ogni pianeta genera il proprio collettore, creando una sorta di “autostrada celeste”.
Grazie a queste super strade il movimento dei corpi celesti subirebbe un’accelerazione
Questa rete “stradale” è in grado di trasportare oggetti da Giove a Nettuno nel giro di decenni, piuttosto che su scale temporali molto più lunghe, dell’ordine da centinaia di migliaia a milioni di anni, normalmente presenti nel Sistema Solare. Trovare strutture nascoste nello spazio non è sempre facile, ma osservare il modo in cui le cose si muovono può fornire indizi utili. In particolare, per studiare come si muovono le comete e gli asteroidi. Esistono diversi gruppi di corpi rocciosi a diverse distanze dal Sole. Ci sono le comete della famiglia di Giove (JFC), quelle con orbite inferiori a 20 anni, che non vanno oltre i percorsi orbitali di Giove.
Identificato un gateway orbitale connesso a Giove
I centauri sono blocchi ghiacciati di rocce che si trovano tra Giove e Nettuno. E gli oggetti transnettuniani (TNO) sono quelli che si trovano ai confini del Sistema Solare, con orbite più grandi di quella di Nettuno. Per modellare i percorsi che collegano queste zone, mentre i TNO passano attraverso la categoria Centaur e finiscono come JFC, i tempi possono variare da 10.000 a un miliardo di anni. Ma un recente documento ha identificato un gateway orbitale connesso a Giove che sembra molto più veloce e che governerebbe i percorsi di JFC e Centauri.
Gli strumenti utilizzati per fare questa scoperta
Per effettuare questi studi sono stati utilizzati strumenti appositi tra i quali anche un indicatore veloce di Lyapunov (FLI), solitamente utilizzato per rilevare il caos. Poiché il caos nel Sistema Solare è legato all’esistenza di varietà stabili e instabili, su scale temporali brevi, il FLI può catturare tracce di varietà, sia stabili che instabili, del modello dinamico a cui è applicato.
I ricercatori hanno usato il FLI per rilevare la presenza e la struttura globale di varietà spaziali e catturare instabilità che agiscono su scale temporali orbitali. In questo modo è stato possibile rilevare la presenza di regioni di “trasporto veloce all’interno del Sistema Solare “. Adesso però si tratterà di capire quale sia il meccanismo che giustifichi la presenza di queste aree che velocizzano il movimento dei corpi celesti.
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