Vita extraterreste, e se fosse diversa dalla vita che conosciamo?
Siamo soli nell’Universo? Una risposta certa non c’è: finora, infatti, nonostante gli sforzi non siamo riusciti a trovare altre forme di vita intelligente nello spazio. E se molto semplicemente non stessimo cercando nel modo giusto? La vita extraterrestre, infatti, potrebbe essere profondamente diversa da quella che conosciamo: potrebbe, insomma, essere nata da una chimica che non ci è ancora nota e per questo non rilevabile dai nostri sensori. Leggi anche Asteroide grande come un campo da calcio sorvola la Terra, ecco tutti i dettagli
L’obiettivo di un nuovo studio
Un nuovo studio, condotto da un team congiunto tra Giappone e Stati Uniti, guidato dai ricercatori dell’Earth-Life Science Institute, presso il Tokyo Institute Technology, ha intenzione di cercare la vita extraterreste con un metodo diverso: è per questo motivo, come si legge su Everyeye.it, che il team di ricercatori ha sviluppato una tecnica di machine learning che valuta diverse miscele di composti organici e utilizza la spettrometria di massa per classificare i campioni in esame come possibili prove biologiche o meno. Leggi anche La Cina lancia due satelliti Yaogan, serviranno fare indagini sull’ambiente elettromagnetico
I limiti degli attuali metodi di ricerca
I metodi attualmente utilizzati per cercare vita extraterrestre sono tanti: ascolto di segnali radio provenienti dallo spazio profondo, la ricerca di sottili differenze nella composizione atmosferica dei pianeti attorno ad altre stelle o l’analisi di campioni di suolo e ghiaccio prelevati su pianeti alieni. Tutti questi pianeti, però, vanno alla ricerca di qualcosa che conosciamo in base alla vita umana e non prendono in considerazione un’eventuale vita basata su una diversa chimica. Questo studio ha per questo un obiettivo diverso. Leggi anche Marte, il rover Perseverance a caccia di forme di vita in un lago: ecco cosa sta succedendo
Com’è stato condotto lo studio
Gli scienziati, grazie ad una tecnica ad altissima risoluzione (chiamata Spettrometria di Massa a Risonanza Ciclotronica Ionica a Trasformata di Fourier) sono riusciti a misurare e catalogare gli spettri di massa di un’ampia varietà di miscele organiche complesse: tra queste troviamo miscele derivate da campioni abiologici realizzati in laboratorio, miscele organiche trovate nei meteoriti e petrolio non trasformato.
Le dichiarazioni di uno dei coautori
I ricercatori hanno inserito i loro dati in un algoritmo di apprendimento automatico: gli strumenti hanno classificato i campioni come viventi o non viventi con una precisione del 95%. Questo lavoro, secondo gli autori dello studio, apre molte strade interessanti: “Non possiamo prevedere ogni singola variabile chimica dell’universo ma possiamo approfondire la ricerca e l’analisi dell’astrobiologia”, ha commentato Huan Chen, coautore dello studio.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.