Basta una percentuale del 46% di invalidità per poter richiedere l’assegno di Inclusione: ecco gli altri requisiti richiesti
L’Assegno di Inclusione è la misura introdotta dal governo Meloni per sostituire la vecchia prestazione a sostegno del reddito, e cioè il Reddito di Cittadinanza, a partire dal primo gennaio 2024. Sono tanti gli italiani che hanno già presentato domanda e che attendono ancora un riscontro positivo da parte dell’Inps. Il motivo del ritardo può essere dovuto a tutta una serie di ragioni che spiegheremo in questo articolo.
Come funziona l’ADI
L’Assegno di Inclusione è una prestazione a sostegno del reddito che lo Stato eroga a tutti quei soggetti considerati fragili e che sono a rischio di indigenza. Con la cancellazione del Reddito di Cittadinanza, questi sussidi per contrastare la povertà si è ridotta sensibilmente. Oggi sono davvero esigue le fasce di popolazione prendono l’Assegno di Inclusione. In prevalenza si tratta di over 60, minorenni, invalidi o altre persone che soffrono di determinate condizioni di indigenza. Anche gli invalidi possono percepire questo sussidio ma solo a determinate condizioni.
I casi in cui si può richiedere l’ADI per invalidità
Secondo la normativa in vigore, è sufficiente il 46% di invalidità per poter ottenere l’Assegno di Inclusione. Va però precisato che le persone alle quali viene riconosciuta una disabilità compresa tra il 46% ed il 66%, non sono considerati propriamente invalidi. La legge prevede che questa prestazione non deve essere assegnata a chi ha una età inferiore a 60 anni e superiore a 18 anni con una invalidità inferiore al 67%. In determinati casi, chi ha una invalidità il 46% ed il 66% ha una possibilità di ricevere la prestazione ma solo come soggetti presi in carico dai servizi sanitari o assistenziali. Si tratta di quelle persone vittime di violenza o tratta, o di chi è affetto da dipendenze da farmaci, droghe, alcool o gioco.
La piattaforma è stata attivata da pochi giorni
L’INPS, da poche settimane, ha attivato la piattaforma con cui le ASL o i servizi sociali possono confermare l’identità di quelle persone assistite che possono percepire la prestazione. I ritardi che in questo momento l’Inps ha accumulato nella gestione e nell’erogazione del sussidio riguardano proprio questi soggetti. E non dipende da errori nelle domande o da controlli aggiuntivi dell’INPS, ma dall’indicazione che le strutture sanitarie devono fornire per segnalare le persone assistite.
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