L’Assegno unico dovrà essere corrisposto anche a coloro che vivono in Italia da meno di due anni: ecco il monito che giunge dall’Ue
La Commissione Europea, con una missiva indirizzata al governo italiano, ha attaccato duramente l’assegno unico e universale per i figli a carico che è stato introdotto nel nostro paese nel 2022 in sostituzione degli assegni familiari. Secondo la Commissione, l’attuale disciplina che prevede l’erogazione dell’assegno solo ai cittadini che vivono in Italia da almeno due anni, discriminerebbe i cittadini Ue in aperta violazione con le direttive attualmente in vigore.
Il botta e risposta tra Commissione Ue ed Italia
In virtù di questa illegittima discriminazione, la Commissione Ue si è riservata il diritto di aprire una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese. Il caso, in realtà, risale al febbraio 2023, quando Bruxelles inviò al governo italiano una lettera di costituzione in mora alla quale, l’attuale esecutivo, ha risposto con un’altra lettera a difesa dell’attuale formulazione dell’assegno unico. Una risposta che evidentemente non è stata esaustiva secondo la Commissione Ue.
L’Italia rischia la procedura di infrazione
La procedura di infrazione, qualora venisse realmente aperta dalla Commissione, sarebbe il prodromo di un’altra procedura che porterebbe dritti verso il deferimento alla Corte di giustizia europea per richiedere l’applicazione di sanzioni. Secondo la tesi di Bruxelles, l’assegno italiano per i figli a carico violerebbe le disposizioni contenute nelle norme Ue “in materia di coordinamento della sicurezza sociale” e “di libera circolazione dei lavoratori”.
Cosa prevede la legge italiana
Le attuali norme prevedono che qualunque cittadino Ue che si trasferisce da uno Stato membro all’altro deve godere degli stessi diritti sociali dei cittadini del Paese in cui si sposta. La legge che ha introdotto l’assegno unico prevede invece che l’assegno per i figli a carico debba essere corrisposto solo a coloro che risiedono in Italia da almeno due anni, e solo se il genitore vive nello stesso nucleo familiare dei figli. Nei prossimi 60 giorni il governo italiano dovrà dare le opportune giustificazioni al ritardo nell’adeguamento alle norme Ue.
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