
La Camera ha respinto la proposta di reintroduzione del bonus da 80 euro mensili, noto come bonus Renzi, con 147 voti contrari
Non erano di certo la panacea a tutti i mali che affliggevano le famiglie a basso reddito, ma rappresentavano in ogni caso un aiuto concreto. Stiamo parlando degli 80 euro del cosiddetto “Bonus Renzi” che purtroppo non verrà reintrodotto dopo che il Parlamento ha deciso di bocciarlo. Per molte famiglie il bonus era stato una spesa alimentare in più al mese ma l’attuale governo ha deciso che non ci sono le risorse per finanziarlo e quindi la maggioranza ha votato compatta per bocciare la mozione presentata da Italia Viva.
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L’emendamento bocciato per la carenza di risorse
Il bonus 80 euro venne introdotto nel 2014 dal governo Renzi. La misura, nel corso degli anni, ha cambiato la sua natura tramutandosi in una sorta di alleggerimento della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti. Le risorse sempre più stringenti e i diktat che provengono da Bruxelles hanno indotto il governo a votare contro il reinserimento del bonus da 80 euro poichè la misura avrebbe avuto un costo rilevante per le casse dello Stato. Il governo ha così deciso di dirottare queste risorse su altri obiettivi con buona pace della famiglie che faticano ad arrivare a fine mese anche a causa dell’aumento del costo delle materie prime.
Cosa accadrà adesso
Il risultato è che le famiglie a basso reddito che speravano in un aiuto concreto dovranno rassegnarsi. I voti contrari in Parlamento sono stati 147, con 15 voti favorevoli e 104 astensioni. Il Parlamento ha votato no anche alle mozioni presentate da Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico, che si accodavano a Italia Viva e finalizzate ad aiutare le famiglie già in difficoltà per via del caro vita. Il peso di queste decisioni avranno effetti nefasti soprattutto per le famiglie a basso reddito già pesantemente bastonate dal caro vita e dall’aumento del costo delle bollette.
Le evoluzioni del bonus fino alla cancellazione
Il Bonus Renzi venne introdotto nel 2014 e divenne da subito una sorta di provvedimento spot che valse allo stesso capo del governo (Matteo Renzi) una grande popolarità tra i ceti più bassi. Le opposizioni di allora bollarono questo provvedimento come una sorta di “mancetta elettorale” in vista delle elezioni europee che si svolsero pochi mesi dopo. Inizialmente questo bonus rappresentò
una sorta di credito d’imposta per aumentare il potere d’acquisto di tutti quei lavoratori dipendenti a basso reddito (tra 8.000 e 26.600 euro). Successivamente la misura salì a 100 euro mensili e aiutò tante famiglie a sostenere l’aumento dei costi. Da adesso in poi questa misura non sarà più in vigore per volontà dell’attuale maggioranza che ha deciso di puntare su altri obiettivi per contrastare la povertà.
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