Brandizzo, parla il caposquadra sopravvissuto: "Non ci hanno..."
Il caposquadra degli operai morti a Brandizzo, Gibin, ricorda il momento della strage e parla del tecnico indagato Antonio Massa e della dirigente.
Disastro ferroviario di Brandizzo
Si torna a parlare della tragedia ferroviaria di Brandizzo, dove hanno perso la vita cinque operai di una società di manutenzione, la Si.gi.fer di Borgo Vercelli. Il disastro è avvenuto pochi minuti prima della mezzanotte del 30 agosto, quando un treno passeggeri vuoto che viaggiava in direzione Torino a circa 100 km/h li ha travolti e uccisi.
Parla il caposquadra degli operai che ricorda quel terribile momento
Il caposquadra degli operai morti a Brandizzo, Andrea Girardin Gibin, dipendente della Si.gi.fer che è stata esclusa dai cantieri ferroviari per volontà di Rete Ferroviaria italiana, che ha anche licenziato il tecnico indagato per la strage, Antonio Massa, parla per la prima volta con Repubblica. E' quanto riportato da open.online. “Sono vivo. Ma non so se sia fortuna o un miracolo. Ero a lavorare con loro. Ero rivolto verso il treno. Ho visto una luce e quando sono saltato fuori dalla ferrovia e mi sono girato, il treno stava ancora passando. Bastava un secondo in più ed ero morto“. A settembre ha raccontato di essersi salvato perché era andato a prendere un martello. Oggi dice di non riuscire a uscire di casa: “Il dolore è troppo forte. Non passerà mai“.
La rabbia di Gibin
Il caposquadra dice che il suo avvocato gli ha consigliato di non parlare fino al termine dell'inchiesta. Il suo psichiatra gli ha vietato di guardare giornali e tv. Assume anche medicine. Poi sbotta: “La nostra era una squadra affiatata. E noi che eravamo sui binari facevamo quello che ci dicevano. Il nulla osta, da parte delle ferrovie, non è mai stata una cosa così fiscale. Quando ci davano il via, si cominciava a lavorare. Le carte potevano anche arrivare dopo. Si è sempre fatto così e ora tutti dicono che non si deve. A noi però non lo dicevano“. Secondo Gibin “andava sempre così. Io con Massa non mi sono mai sentito in questi giorni, Ma la notte del fatto ha detto: “E' colpa mia“. “Purtroppo è vero. Noi come semplici operai non abbiamo il controllo della sicurezza nei cantieri. Siamo nelle mani di questi signori. Ci danno l’ok e noi facciamo. Sono loro che ci dicono cosa c’è da fare e quando iniziare. E in questo caso è andata male. Non so cosa lui abbia intuito quella sera".
La rivelazione sulla dirigente
Il caposquadra Gibin dice anche di essere venuto a conoscenza che la dirigente di Rfi Vincenza Repaci aveva detto per tre volte a Massa che i lavori non sarebbero dovuti iniziare. “Non so che cosa gli sia passato per la mente“, aggiunge. Conosceva tutti gli operai morti: “Lavoravamo insieme da tempo. Michael Zanera abitava qui, a Borgo Vercelli. Eravamo amici. Li vedo e li penso sempre. Li ho sempre nella testa. Sarà impossibile dimenticare“. Nell’inchiesta sono indagati quattro dirigenti della Sigifer. L’azienda ha chiesto la cassa integrazione per 13 settimane. “Quelli erano i miei ragazzi. Li conoscevo e volevo bene a tutti. Lavoravamo, ma andavamo anche a cena. Non è per niente facile andare avanti“, conclude Gibin.
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