Bujar Fandaj, lo scioccante gesto dopo aver ucciso Vanessa Ballan: "Ha fatto..."

Omicidio Vanessa Ballan, cosa ha fatto il killer Bujar Fandaj di scioccante dopo averla uccisa. Le minacce, la premeditazione.

Bujar Fandaj, il cittadino kosovaro di 41 anni, presunto assassino di Vanessa Ballan, accoltellata a morte nella sua abitazione di Riese Pio X, in una foto tratta da Instagram. INSTAGRAM BUJAR FANDAJI +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ NPK +++
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Bujar Fandaj, lo scioccante gesto dopo aver ucciso Vanessa Ballan: “Ha fatto…"

Torniamo a parlare del femminicidio della 27enne Vanessa Ballan commesso dall'ex amante Bujar Fandaj. Il kossovaro, come riporta Il Messaggero, ha chiamato il 112 alle 19 di sera di martedì 19 dicembre con un cellulare privo di scheda sim, confessando di essere l'assassino di Vanessa e assicurato che si sarebbe costituito spontaneamente, direttamente alla stazione dei carabinieri del paese. Probabilmente, invece, all'uscita dalla doccia Fandaj stava progettando di scappare all'estero, ma non aveva fatto i conti con i carabinieri che già lo attendevano davanti alla porta di casa, ad Altivole, provincia di Treviso. La scelta di utilizzare un cellulare privo di scheda sim per non essere rintracciabile, è uno degli elementi che sommato agli altri fa pensare a un omicidio premeditato

Cosa ha fatto Bujar Fandaj

E' incredibile la freddezza con cui si è comportato il 41enne omicida kossovaro, visto che dopo appena tre ore dall'aver ucciso Vanessa Ballan, l'uomo ha fatto una sosta al bar come se nulla fosse successo, in un bar di Altivole per sorseggiare una birra. Per gli uomini dell'Arma è stato facile risalire all'imprenditore edile, poiché era l'unica persona che aveva un movente per uccidere con tanta ferocia tra pugni e 10 coltellate la giovane donna, tra l'altro incinta da circa tre mesi di un secondo genito, essendo già madre di un figlio di 4 anni.  A questo punto, non si può escludere che Bujar Fandaj si sia incattivito nel venire al corrente del fatto che Vanessa fosse incinta, più di quanto non lo fosse già, per il fatto di essere stato lasciato da lei a fine agosto.

Le minacce

Da quel giorno sono partite le minacce del kossovaro. Infatti, Bujar aveva avvertito Vanessa dell'intenzione di rendere noto tramite social, un video che la smascherava. Vanessa non poteva permettere che ciò accadesse, quindi, il 26 ottobre denuncia per stalking Fandaj. Il convivente di Vanessa, Nicola Scapinello di 28 anni, ha messo subito sulla giusta pista gli inquirenti. Accompagnato in caserma subito dopo la scoperta del femminicidio avvenuto tra le 11:21 e le 11:47 di ieri, orari di due whatsapp alla donna, il compagno ha riferito quanto sapeva. Anche che, pochi giorni prima, Bujar aveva cercato di scavalcare la recinzione di casa e che dopo la denuncia le minacce erano sparite.

Proprio perché le minacce erano finite dopo la denuncia, cosa di cui la magistratura era al corrente, dopo il sequestro del telefono con le immagini per ricattare la donna, non si è ritenuto necessario adottare ulteriori restrizioni alla libertà del 41enne kossovaro. Come ammette il procuratore di Treviso Marco Martani, la valutazione fatta era di non urgenza, cosa che poi tragicamente si è rivelata infondata. Il modo in cui ha messo in atto il delitto, lascia intendere che il gesto fosse premeditato. Per raggiungere la casa di Vanessa,Bujar ha usato la bicicletta per non lasciare tracce nei dispositivi di rilevamento delle targhe. Con sé, ha portato tutto ciò che serviva commettere il delitto: una borsa con dentro uno strumento per per sfondare la porta dell'abitazione, un grosso martello e un coltello lasciato sul posto dopo aver inferto le pugnalate mortali a Vanessa, e identico ad altri trovati a casa sua.

La nuova utenza telefonica

La scelta di aprire una nuova utenza telefonica appena due giorni prima del delitto, apre la strada all'ipotesi dell'esistenza di un progetto di fuga. Sono tutti elementi che secondo il procuratore Martani indirizzano l'indagato alla più severa delle pene, precludendo la possibilità di ricorrere a riti alternativi. La comunità di Riese Pio X, intanto, solo poche settimane dopo il festoso ritorno in paese della salma del pontefice che dà il nome al paese, si ripiega sul grande dolore. Il parroco mons. Giorgio Piva ha scritto: “La terra di Pio X è messa a dura prova, proprio in questi giorni nei quali tutto intorno a noi parla del Natale ormai vicino. Il Signore sostenga chi è chiamato a indagare, perché chi è responsabile del delitto sia assicurato sia assicurato alla giustizia e possa pentirsi del male compiuto“.


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Carmine Orlando

Classe 1971, da oltre un decennio svolgo il lavoro di redattore web. Ho collaborato con molti siti ed essendo una persona poliedrica mi sono occupato di svariati argomenti, dall'astrologia alla salute, dalla politica al fisco, dalla tv allo sport. Ma mi diletto anche nella stesura di articoli di terremoti, astronomia, cronaca, tecnologie e lotterie. Adoro scrivere ma anche leggere.