Le recenti sentenze di alcuni tribunali hanno congelato il pagamento delle rate per via della crisi economica che attanaglia le famiglie
Il 6 novembre scadranno i termini per il pagamento della prima rata della rottamazione. Sarà una data cruciale anche per capire quale gettito si otterrà anche alla luce degli scarsi risultati delle precedenti rottamazioni che non hanno raggiunto gli obiettivi sperati. In tutto sono tre milioni i contribuenti che hanno deciso di aderire impegnandosi a pagare entro novembre il 10% dell’importo. Si stanno moltiplicando nelle ultime ore gli appelli di professionisti e contribuenti protesi ad uno slittamento della data ultima per il pagamento della prima rata e soprattutto della seconda rata (pari a un altro 10% del totale) che dovrà essere pagata entro il 20 dicembre.
Le critiche dei professionisti
Bisogna ricordare che, coloro che hanno aderito e non rispetteranno le scadenze, decadranno definitivamente dal beneficio e gli importi già pagati saranno ritenuti solo un acconto di quanto dovuto. Molti professionisti hanno criticato la rottamazione in corso perchè le rate sarebbero troppo poche e di importo troppo elevato per tante famiglie in crisi che faticano ad arrivare a fine mese. Molti tribunali, da Milano a Parma e La Spezia, hanno preso decisioni con le quali hanno congelato il pagamento delle prime rate della Quater per via della crisi economica e degli alti costi che le famiglie devono sopportare per andare avanti e non affogare nei debiti.
Il sistema da riformare
Il rischio è che l’obiettivo di gettito fissato dall’erario possa fallire ancora una volta con gravi ripercussioni sui conti pubblici. In futuro il governo sarà chiamato a prendere atto del fatto che l’attuale sistema di riscossione è insostenibile per le famiglie italiane per la sua farraginosità e perchè penalizza fortemente il contribuente. Come ha avuto modo di spiegare Ernesto Maria Ruffini che per sette anni ha guidato le Entrate, l’attuale procedura “disincentiva il tempestivo adempimento dell’obbligo e vanifica le procedure di recupero”. A testimoniarlo sono le oltre 172 milioni di cartelle inevase che ammontano a 1,1 miliardi di euro, di cui esigibili sono solo il 6%.
Prelievo forzoso, gli ultimi sviluppi
In tutto questo il governo ha escluso che la nuova manovra possa prevedere forme di prelievo forzoso mediante le tecnologie moderne. Più genericamente la nuova manovra potrebbe prevedere delle «modalità telematiche di cooperazione applicativa e degli strumenti informatici, per l’acquisizione di tutte le informazioni necessarie, da chiunque detenute». La Riscossione potrà solo verificare se in banca i soldi ci sono e se il conto del contribuente è capiente per porre in essere le procedure per la riscossione coattiva.
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