Caso Liliana Resinovich
Il caso della morte di Liliana Resinovich è ancora avvolto nel mistero e quasi ogni giorno spunta un nuovo elemento o una dichiarazione che infittiscono il giallo. Ci riferiamo alla 63enne Lilly, scomparsa il 24 dicembre 2021 da Trieste, mentre il ritrovamento del suo corpo senza vita è avvenuto il 5 gennaio 2022 nell’ex boschetto dell’ospedale psichiatrico giuliano.
Le parole dell’avvocato Antonio Cozza, legale di Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich
“Sebastiano Visintin è una persona offesa come la mia assistita, deve cercare insieme a noi di trovare la verità. Noi stiamo attendendo con ansia gli accertamenti, nei prossimi giorni verranno visionati nuovamente quei vetrini formati dopo la nuova autopsia. Attendiamo delle risposte, noi ci auguriamo risposte soprattutto su cause e tempi della morte e sulla conservazione del cadavere“. Il legale sopra citato è intervenuto nel corso della trasmissione Mattino5, ribadendo ancora una volta che la sua assistita non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e questo perché ci sono elementi che vanno nella direzione di una morta violenta. Dalla perizia medico-legale richiesta all’antropologa forense Cristina Cattaneo, per fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte Lilly, nei giorni scorsi ha parlato anche il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, il quale ha ribadito che è quello il tassello che si attende. E’ quanto riportato da Fanpage.it.
“Basta guardare le foto del corpo…”
L’avvocato Cozza ha rivelato una cosa in trasmissione che indubbiamente ha il suo peso: “basta guardare le foto del povero corpo di Liliana per capire non si è trattato di un suicidio“. E ancora: “La moglie di Sebastiano Visintin aveva delle ferite importantissime, ecchimosi importanti, anche il naso fratturato, e i consulenti di parte “ci dicono cose ben precise”. “Noi riteniamo sia il risultato di un corpo contundente: ha anche lesioni sulle mani, da afferramento e da difesa. Chi l’ha trovata la descrive in posizione fetale, come addormentata, poi non ci sono sue impronte. Potrebbe aver ricevuto un pugno – c’è una lesione importante sulla tempia – o colpita da un corpo contundente. Questa è la nostra ricostruzione”. Tra le altre cose, il legale della cugina di Lilly ha affermato che quest’ultima presentava anche microlesioni sulle labbra, segno che qualcuno potrebbe averle messo le mani sul volto. “Escludiamo la tesi del suicidio perché, nonostante le lacune delle indagini, appare chiaro che si tratta di una morte violenta”.
Le parole del fratello di Lilly, Sergio Resinovich
Non crede all’ipotesi del suicidio nemmeno il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, intervenuto tramite il suo avvocato Nicodemo Gentile il 26 aprile scorso, giorno del compleanno di Lilly. “Solo una valutazione completa e globale di tutti i flussi informativi acquisiti, l’incrocio di tutti i dati che vengono dalla scienza (informatica, medicina legale, tossicologia, botanica, criminalistica) con i comportamenti e i racconti, spesso anomali e sospetti, dei protagonisti di questa storia, potrebbe dipanare questa intricata matassa” è ciò che ha affermato Gentile, secondo il quale “dare la verità in appalto alla medicina legale soprattutto al primo accertamento, straripante di errori e macroscopiche violazioni dei protocolli operativi di base, è un grave errore di metodo”.
Insomma, secondo l’avvocato di Sergio Resinovich, “colui o coloro” che hanno causato la morte di Liliana, “scorazzano ancora a piede libero nelle nostre città, magari sentendosi scaltri e inafferabili come i peggiori gaglioffi“.
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