Crollo Esselunga Firenze, l'operaio scampato alla morte per una coincidenza: "Sono stato salvato da..."

In una intervista a Repubblica, l'operaio scampato al crollo ha raccontato di essersi presentato al lavoro solo per fortunate coincidenze

Firenze crollo Esselunga
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L'operaio si è presentato in ritardo al lavoro per una pura causalità: ecco perchè si è salvato

La tragica fatalità che ha causato la morte di quattro operai a Firenze che stavano lavorando presso il cantiene Esselunga, poteva costare cara anche ad un altro operaio che per puro caso è arrivato in ritardo sul luogo di lavoro, quando ormai il dramma si era consumato. “Potevo esserci anch'io” ha dichiarato l'operaio ai cronisti. Solo una pura casualità ha impedito il suo arrivo prima del crollo. Una combinazione del caso che gli ha salvato la vita.

L'intervista a Repubblica

In una intervista a Repubblica, l'operaio scampato al crollo ha raccontato di essersi presentato al lavoro solo per fortunate circostanze. “Dovevo esserci anche io insieme a loro, laggiù dove ci sono tutte quelle travi a terra”. L'uomo, proprio quel giorno, era stato costretto a dover fare un pagamento per la propria famiglia. Poi avrebbe dovuto recarsi al cantiere di Esselunga crollato a Firenze per iniziare la propria giornata lavorativa.

La tragica scoperta

L'operaio ha appreso dopo che cosa è realmente accaduto, quando si è diretto verso il posto di lavoro. Una volta arrivato sul luogo si è fatto strada tra le persone che una accanto all’altra si erano accalcate per guardare cosa fosse successo. “Mi dicevano di un crollo, ma non capivo costa stesse succedendo”. Poi le ambulanze, la disperazione dei colleghi, le travi per terra e tanto sangue. Solo allora ha capito che quel bonifico gli aveva realmente salvato la vita.

La sofferenza per la morte dei colleghi

Quei minuti di ritardo sono stati provvidenziali per la sua sopravvivenza. L'operaio scampato al crollo, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha proseguito il proprio straziante racconto, aggiungendo altri particolari toccanti: “Ho domandato alla gente che c'era fuori se sapevano qualcosa. Ho provato a fare una chiamata ai colleghi che erano dentro. Poi ho visto la polizia, ho detto a un agente che lavoravo lì. I miei compagni erano lì tutti insieme, aspettavano di parlare con la polizia”. Ha raccontato poi di avere trascorso una giornata a piangere e a tempestarsi di domande. “Ho bisogno di capire, non riesco ancora a crederci”, ha concluso l'operaio, con il volto tra le mani.


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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.