Delitto di via Poma, parla Mario Vanacore: "Non avevo mai conosciuto Simonetta Cesaroni..."

L'intervista di Mario Vanacore, figlio di uno dei maggiori indiziati per l'assassinio di Simonetta Cesaroni: ecco cosa ha raccontato

Un'immagine d'archivio di Simonetta Cesaroni. Via Poma, ciak si gira. A vent'anni esatti da quel delitto che ancora fa discutere l'Italia, diventa un film tv per la prima serata di Canale 5, con Roberto Faenza dietro la macchina da presa e Silvio Orlando nei panni dell'investigatore, la brutta storia della ventenne Simonetta Cesaroni, straziata da 29 coltellate proprio il pomeriggio del 7 agosto nelle stanze deserte di un ufficio del borghese quartiere romano di Prati, quello della Rai e dei tribunali. E non mancano le polemiche: dopo quella con i legali di Busco che nei giorni scorsi si sono detti pronti a bloccare il film, quella con il condominio di Via Poma che all'ultimo momento avrebbe negato il permesso di girare all'interno. Il regista e' sdegnato: ''cose che mi lasciano sgomento- dice - dovrebbero essere contenti del nostro contributo''. ANSA/ARCHIVIO
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Le ultime notizie sul delitto di via Poma: Mario Vanacore, figlio del portiere Pietrino, difende la sua famiglia dalle accuse

Prosegue l'interminabile indagine sul caso Simonetta Cesaroni, noto anche come “delitto di via Poma“, la donna uccisa a Roma il 7 agosto 1990 e sul cui omicidio non è mai stata fatta luce: tante e diverse le persone accusate dell'assassinio della capitolina, prima Pietrino Vanacore, portiere dal 1986 al 1995 dell'edificio in cui avvenne l'omicidio, poi Salvatore Volponi, il datore di lavoro della vittima, quindi Federico Valle il cui nonno Cesare Valle, progettista del complesso, viveva nello stabile e infine Raniero Busco, fidanzato della vittima… tutti scagionati! Il killer di Simonetta non è stato trovato e intanto Mario Vanacore, figlio del portiere Pietrino che ormai è scomparso, ha spiegato al quotidiano La Stampa il motivo per cui crede che ci sia un accanimento sulla sua famiglia.

Le parole di Mario Vanacore

Dei personaggi ce l’hanno con la mia famiglia – ha detto Mario Vanacore – magari qualcuno che abbiamo anche denunciato. La mia posizione era stata esclusa tempo fa ed ero stanco di essere indicato come l'autore dell'omicidio, dunque ho presentato un esposto verso alcune persone per calunnia e diffamazione. Io ho visto Simonetta Cesaroni per la prima volta solo da morta, non prima, tra l'altro ero lì quando è stato ritrovato il cadavere“. “É assurdo – continua – dire 'è stato Mario Vanacore ma non abbiamo prove. Mio padre mi aveva fatto vedere un carrettino verniciato di marrone, che secondo la polizia aveva delle macchie di sangue. Ma in realtà era la pittura. Un carrettino che il padre utilizzava per innaffiare le piante“.

Delitto mai risolto?

Con mio padre e la mia matrigna – ha spiegato Vanacore ricordando il giorno della morte della donna – abbiamo pranzato e siamo andati a dormire. Ci siamo alzati verso le 17. Siamo andati in farmacia, dal tabaccaio, in altri luoghi. Mai incontrata Simonetta Cesaroni nonostante le voci inspiegabili che ci vedono coinvolti“. D'altronde non sarebbe mai emerso alcun collegamento vero e proprio tra la famiglia Vanacore e l'uccisione di Simonetta Cesaroni, il caso dunque sembra destinato a rimanere irrisolto.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.