Questa situazione rischia di mettere ko il turismo e l’ecosistema dei mari italiani
La situazione sulla salute dei mari italiani è sempre più preoccupante dopo le tante segnalazioni che giungono soprattutto dalle coste del Mar Tirreno dove la presenza di mucillagine sta avendo un impatto notevole sull’ecosistema marino, ma anche sul turismo e sulla pesca. Al momento manca una analisi ben precisa sulla causa di questa piaga che sta affliggendo le coste italiane. Le recenti rilevazioni effettuate da Greenpeace in collaborazione con il DiSTAV dell’Università di Genova, hanno individuato addirittura “circa il 95-100% dei fondali tra i 15 e i 30 metri di profondità” ricoperto di mucillagine già a fine giugno.
I danni all’ecosistema
Questa situazione sta causando danni quasi irreparabile all’ecosistema marino. Basta pensare che “la Pinna nobilis, ormai quasi estinta nel bacino del Mediterraneo, potrebbe scomparire definitivamente se ricoperta di mucillagine” come ha avuto modo di evidenziare in una intevista la biologa marina Valentina Di Miccoli, attivista di Greenpeace Italia. A pagarne le spese sono soprattutto i coralli, i bivalvi e il coralligeno in generale.
Cos’è la mucillagine
La mucillagine non è altro che un insieme di aggregati di varia forma e di varia dimensione prodotto da organismi marini, che si presenta con un aspetto gelatinoso e denso. Soprattutto in estate questo aggregato si presenta a chiazze piuttosto vaste in grado di coprire anche centinaia di chilometri di costa. A causare questo fenomeno sono soprattutto elevati livelli di fosforo o condizioni prolungate di stress oltre alla morte o la decomposizione di organismi marini.
Le coste interessate da questo fenomeno
In Italia le coste maggiormente interessate da questo fenomeno sono quelle centro-settentrionali anche se nel corso dell’ultima estate, è stata segnalata la copiosa presenza di muccilagine anche in varie aree del Mediterraneo, incluso il Tirreno e in varie zone della Grecia. Alcune fonti storiche parlano di presenza di mucillagine sulle coste adriatiche già dal 1729, quando il fenomeno del “mare sporco” era già una piaga che gravava e limitava l’attività di pesca. La presenza di queste chiazze rende il mare puzzolente e non balneabile, causando gravi danni all’attività turistica anche se non rappresenta un rischio per la salute umana. Va anche detto, però, che non si esclude la presenza di batteri patogeni, evidenziati anche in acque costiere raccolte nel Mar Adriatico.
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