Filippo Turetta, ecco perché è saltato l'incontro con i genitori: dalla preparazione psicologica alla strategia difensiva. I dettagli
Filippo Turetta, sebbene l'abbia subito richiesto una volta arrivato al carcere di Verona, non ha ancora avuto modo di parlare con i suoi genitori. Ecco i motivi del mancato incontro.
Filippo Turetta, non ha ancora incontrato i suoi genitori
Per una serie di motivi, il primo incontro previsto in carcere tra Filippo Turetta, accusato del femminicidio di Giulia Cecchettin, e i suoi genitori, non è avvenuto. Eppure, il ragazzo 22enne aveva chiesto di vederli subito, appena entrato nel carcere di Verona. A quanto pare, dovrà aspettare ancora diversi giorni affinché l'incontro avvenga.
Le cause del mancato incontro tra Filippo Turetta e i suoi genitori
Le cause per cui il dialogo tra Filippo Turetta e i suoi genitori non è avvenuto, sono varie. Per esempio, come riporta Repubblica, si va dall'alto impatto emotivo di questa fase che richiede supporto psicologico per il detenuto ma anche per i parenti, a motivi che potrebbero rientrare in una strategia difensiva in vista dell'interrogatorio che il 22enne dovrà tenere davanti al pm titolare dell'inchiesta, prevista già per domani, venerdì 1 dicembre, da quanto si apprende da fonti qualificate. Poi, bisogna considerare anche il punto di vista dei genitori. Lo psichiatra forense Vittorio Melega spiega: “Fino a un certo punto questi genitori si sono rapportati con un figlio ritenuto normale. Una settimana dopo, salta fuori che ha ucciso. Anche per loro è un dramma terribile, vivono la stessa situazione di chi affronta un disastro, si ritrovano in un altro mondo ma devono entrarci per forza. Avranno bisogno di resettare tutta la rappresentazione che hanno di lui, di rimettere a posto tutto. Chi andranno a trovare? Il loro figlio di prima o il cosiddetto mostro come è stato rappresentato dai media? E si chiederanno: come ci comportiamo? Lo abbracciamo come prima? Penso abbiano bisogno di un supporto anche loro perché si trovano davanti a un cambio di immagine, di scena, non è più il figlio che hanno allevato".
Filippo Turetta, detenuto fragile
Filippo Turetta si trova nel reparto infermeria del carcere di Verona da sabato 25 novembre, con un compagno di cella ma isolato dagli altri detenuti. Tecnicamente è in regime di 'grande sorveglianza', in quanto può far male a se stesso o rischiare aggressioni da altri, vista la gravità del reato commesso e le reazioni pericolose dovute alle “leggi" dietro le sbarre. Per questo, il 22enne è definito un detenuto fragile, a rischio. Durante l'interrogatorio di garanzia con la gip ha rilasciato solo dichiarazioni spontanee, ammettendo di aver ucciso “la mia ex fidanzata". Ha detto che sta cercando ricostruire cosa gli è scattato la sera dell'11 novembre, quando in due fase ha aggredito Giulia prima di abbandonarla nella notte tra le rocce. Per il resto, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L'autopsia
Secondo Melaga, sarebbe necessaria una figura che faccia da mediazione durante l'incontro. Lo psichiatra infine precisa: “Quando parlo di 'mostri' mi riferisco ai mostri che ognuno di noi si porta dentro e che a volte esplode. Ognuno di noi potenizalmente lo è, è la natura umana". Domani, venerdì 1 dicembre si terrà l'autopsia sul corpo di Giulia. La famiglia Cecchettin ha nominato come proprio consulente il professore triestino Stefano D'Errico, direttore di Medicina legale dell'Azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina. La procura di Venezia conferirà l'incarico al proprio consulente che eseguirà gli esami autoptici. si tratta di Guido Viel del dipartimento di Anatomia Patologica dell'Università di Padova. Anche la difesa di Turetta indicherà un proprio consulente per seguire l'autopsia.
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