Filippo Turetta in Germania dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin
Dopo aver aggredito e ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, Filippo Turetta è stato arrestato in Germania dove ancora è detenuto. Il ragazzo non si è opposto all’estradizione, per cui dovrebbe rientrare in Italia nei prossimi giorni, anche se la data precisa non è ancora stata resa nota. Molto probabilmente, dovrà difendersi dall’accusa di omicidio volontario o premeditato. Intanto, i genitori di Filippo hanno dichiarato di non aver ancora potuto parlare al figlio e dicono di essere pronti a organizzare un viaggio in terra tedesca se il 22enne non verrà riportato nel nostro Paese nei prossimi giorni. E’ quanto riporta Leggo.it.
Le parole di Nicola Turetta
Il padre di Filippo, Nicola Turetta, ammette che, nonostante il desiderio che le cose fossero andate diversamente per il figlio, dovrà pagare per le sue azioni, ma resta sempre il loro figlio, parlando anche per la moglie, dice ancora: “Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea“. Infine, la famiglia Turetta esprime la propria solidarietà e dolore nei confronti della famiglia di Giulia Cecchettin, mentre Nicola non riesce a trattenere le lacrime, sottolineando il profondo impatto emotivo di questa tragica vicenda.
I genitori di Filippo, Nicola ed Elisabetta nel tardo pomeriggio di ieri, sono andati nella canonica della chiesa di Torreglia in cerca di conforto e risposte. In un dialogo con don Franco Marin, la coppia ha espresso il proprio dolore e smarrimento di fronte alla tragedia che ha colpito la loro famiglia.
La famiglia patriarcale
In un’intervista al Corriere della Sera, Nicola Turetta e la moglie Elisabetta si difendono dalle accuse che li dipingono come rappresentanti di una famiglia patriarcale, sottolineando il massimo rispetto reciproco per e la condanna aperta della violenza di genere. “Non siamo mai stati una famiglia patriarcale, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio“, sono le parole del padre di Filippo, mentre la madre visibilmente scossa e colpita dal dolore, fa cenno con gli occhi gonfi dal pianto. Interrogati sulle proteste contro i femminicidi che si stanno svolgendo in questi giorni, la coppia afferma di provare “un immenso dolore per la povera Giulia” e di essere vicini alla sua famiglia. Si dichiara devastata per essere stata descritta come coppia di genitori inadeguati e una famiglia simbolo del patriarcato.
Il rapporto con la mamma
La discussione si sposta sul rapporto che Filippo Turetta aveva con la madre Elisabetta, e la coppia difende le normali attenzioni di una madre nei confronti del proprio figlio. Ecco cosa dichiara Nicola Turetta: “Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo”. In risposta alle speculazioni sulla sofferenza di Filippo per la fine del rapporto con Giulia, i genitori rivelano di essersi accorti del suo malessere, sottolineano che il figlio sembrava tranquillo negli ultimi tempi: “In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa” ha ricordato il padre.
L’omicidio premeditato
A proposito della possibilità che Filippo avesse premeditato l’omicidio, il padre Nicola Turetta esprime la sua perplessità e ipotizza che la situazione potrebbe essere degenerata in modo inatteso. La coppia ammette di non essere in grado di fornire una spiegazione plausibile al gesto del figlio e respinge le accuse di maschilismo e possesso. Sul motivo scatenante del terribile gesto, i genitori ipotizzano che la laurea di Giulia potrebbe essere stata un motivo, ma affermano di non avere dettagli in proposito: Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. […] Secondo noi, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione“.
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