Giada Zanola è stata buttata giù dal cavalcavia
Giada Zanola è morta a 33 anni, il suo cadavere è stato rinvenuto all’alba di ieri, 29 maggio 2024 sull’autostrada A4, straziato dai veicoli in transito, a Vigonza, Padova. In un primo momento si è pensato a un suicidio, ma nel giro di poche ore sono emersi indizi di un omicidio. Alla luce di essi, la 33enne non si è buttata giù dal cavalcavia volontariamente, ma a farla precipitare sulla carreggiata facendole fare un salto di 15 metri sarebbe stato il compagno.
La svolta e il fermo del compagno di Giada Zanola
L’ipotesi di suicidio è stata scartata quando il suo compagno Andrea Favero di 39 anni ha fatto alcune ammissioni al pubblico ministero, tanto da essere fermato per omicidio volontario aggravato. Domani, venerdì 31 maggio, è prevista l’autopsia sulla donna e l’interrogatorio di garanzia per il compagno.
Perché la ricostruzione non era attendibile
La coppia ha un figlio di 3 anni, ma da tempo era in crisi. Secondo le indagini della polstrada di Padova e di Venezia e dalla squadra mobile di Padova, come riferisce il Corriere del Veneto, il femminicidio è avvenuto al culmine di una lite che i due hanno avuto mentre si trovavano sul ponte sopra l’autostrada, A Vigonza, poco distante dalla loro abitazione. Proprio sul ponte, Andrea Favero avrebbe fatto cadere di sotto la compagna. Alcuni veicoli sono riusciti ad evitare il corpo, poi la donna è stata travolta e uccisa da un camion. Nonostante all’apparenza sembrava potesse trattarsi di suicidio, polstrada e squadra mobile, assieme alla polizia scientifica, hanno riscontrato degli elementi che potevano ricondurre la morte a un’ipotesi di omicidio. Gli inquirenti hanno iniziato a scavare con le indagini nei rapporti interni di Giada e Andrea, ed è emerso come e negli ultimi tempi la relazione fosse entrata in crisi, con liti anche violente. In effetti, su Andrea Favero gli agenti hanno notato lividi o escoriazioni, riconducibili a episodi di violenza. A questo, vanno poi aggiunte le incongruenze nella ricostruzione delle ultime ore della vittima.
Le parziali ammissioni davanti al pm
A cambiare la pista iniziale che portava all’ipotesi di un suicidio, è stato Andrea Favero che davanti agli agenti ha iniziato a fare parziali ammissioni sull’accaduto. Il compagno di Giada Zanola ha ricostruito le ore precedenti il fatto, interrogato dal sostituto procuratore di Padova negli uffici della questura: ha ammesso il suo stato di disagio per la relazione ormai in crisi, della sua preoccupazione di non poter più vedere il figlio avuto con la compagna. Ha parlato, soprattutto della notte tra il 28 e il 29 maggio, quando tra i due è scoppiata una lite proseguita sul cavalcavia dell’autostrada, che dista poco meno di 1 km dall’abitazione della coppia. Erano le 3:30 di notte quando i due si trovano lì, a 15 metri sopra le tre corsie dell’A4, dove Giada Zanola è precipitata nel vuoto prima di essere travolta.
La causa dell’incidente
Lo scoppio di una gomma ha fatto sbandare il tir fino a schiantarsi contro il guardrail e rimanendo in bilico tra le due corsie dell’autostrada. Sul posto anche la polizia stradale, che ha provveduto alle operazioni di ripristino della carreggiata.
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