Ha il mal di pancia da oltre 10 giorni: va in ospedale e fa l’incredibile scoperta. Ecco cos’è successo e dove
La storia di cui ci stiamo accingendo a raccontare è quanto meno anomala. Una donna di 37 anni si è presentata all’ospedale in prede a forti dolori all’addome che persistevano da ormai dieci giorni. I medici sono subito ricorsi a una risonanza magnetica che ha svelato qualcosa di incredibile.
L’esito della risonanza magnetica
Stando a quanto riportato da Fanpage.it, dall’esame è risultato che la donna 37enne era incinta di 23 settimane. Sin qui, sembra non esserci niente di così strano, se non fosse per il fatto che i dottori hanno scoperto che la mamma di già due figli, aveva il feto normalmente formato che stava crescendo fuori dall’utero, nella cavità addominale. Il caso pazzesco di questa signora è stato descritto in un report pubblicato su New England Journal of Medicine.
La spiegazione degli esperti
Guillaume Gorincour, dell’Imadis Téléradiologie di Lione (Francia), e Malik Boukerrou, del Centre Hospitalier Universitaire Sud Réunion di Saint-Denis, Isola di La Réunion (Francia), spiegano: “L’esame obiettivo era notevole per un addome gravido. Una risonanza magnetica ha mostrato un utero non gravido e un feto intraddominale normalmente formato“. Gli esperti hanno riscontrato quella che viene definita gravidanza ectopica addominale.
Gravidanza ectopica addominale
E’ una complicazione della gravidanza, per cui l’annidamento dell’ovulo fecondato avviene nell’addome e non nella cavità uterina. Nel caso della 37enne, il bambino si trovava nella cavità peritoneale, tra stomaco e intestino e stava crescendo con la placenta attaccata alla parte superiore del bacino. Sicuramente si tratta di un tipo di gravidanza molto raro. C’è da dire, che in caso di gravidanza ectopica, il feto sopravvive per diverse settimane, ma poiché i tessuti esterni all’utero non sono in grado di fornire l’apporto di sangue e sostanze nutritive necessari, nella maggior parte dei casi (90%) il feto non sopravvive.
Ecco cosa hanno detto gli specialisti: “Solitamente, la struttura anatomica che lo contiene si rompe tra la 6a e la 16esima settimana, molto prima che il feto sia in grado di vivere in modo autosufficiente. La rottura determina un sanguinamento che può essere graduale o talmente rapido da mettere a repentaglio la vita della madre”.
Quando questo tipo di gravidanza si protrae, come quella del caso in questione, il rischio di decesso aumenta. Fortunatamente, i medici sono riusciti a salvare la madre e far nascere il bambino alla 29esima settimana, praticando un’incisione nell’addome prima di trasferire il piccolo nel reparto di terapia intensiva neonatale. La madre è stata poi sottoposta a un intervento chirurgico separato 12 giorni dopo il parto, che ha permesso ai medici di rimuovere il resto della placenta.
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