Il criminologo Carmelo Lavorino ne è convinto: "Liliana Resinovich potrebbe essere stata uccisa da..."
di Marco Reda
Suicidio o "delitto perfetto"? Il criminologo Carmelo Lavarino svela il suo sospetto nel libro "Liliana Resinovich - L’enigma di Trieste".
Le ultime notizie sul caso Liliana Resinovich: il terribile sospetto del criminologo Carmelo Lavorino
Continua a tener banco il caso Liliana Resinovich, la 63enne triestina trovata morta due anni fa e sulla cui fine non è mai stata fatta chiarezza: l'inchiesta, che stava per essere archiviata come suicidio, è al vaglio della Procura triestina e si è arrivati addirittura alla riesumazione del cadavere (nei mesi scorsi) per una nuova analisi del corpo di Lilli. La donna si è veramente tolta la vita o qualcuno le ha fatto del male? Il criminologo Carmelo Lavorino ha le idee molto chiare al riguardo: ecco cosa crede sia successo alla Resinovich, come svelato nel libro di Rino Casazza “Liliana Resinovich – L’enigma di Trieste“.
L'ipotesi del criminologo
“È verosimile – ha spiegato Lavorino – che alla base della sparizione di Liliana per le tre settimane successive ci sia un incontro pericoloso con un 'predatore', ovvero un soggetto capace di usare non solo la forza, ma anche la capacità di convinzione o di seduzione“. Secondo il criminologo dunque, date i segni sul collo e sul corpo della vittima è altamente improbabile che la Resinovich si sia suicidata in maniera così brutale. Che abbia incontrato un malintenzionato, una persona che l'abbia avvicinata in qualche modo per poi farle del male? “A mio modo di vedere – prosegue il criminologo – il predatore mantiene Liliana sotto il proprio dominio, tanto che la spossessa del cellulare e, usando le sue chiavi, entra nell’appartamento di via Verrocchio mentre il marito è fuori casa, e vi lascia l'apparecchio, depistando così le indagini“.
Il sospetto
L'ipotesi di Carmelo Lavorino è che un tizio misterioso ma molto astuto, bravo a depistare le indagini e a non lasciare alcuna traccia, abbia ucciso Liliana Resinovich abbandonando poi il cadavere nei pressi dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste. “Ci sono troppi elementi che smentiscono l’ipotesi suicidaria – ha aggiunto – come il foro nella rete, la controversa impronta di un guanto sul sacco e la mancanza di impronte di Liliana sui sacchi della spazzatura che ricoprivano il cadavere“. Ora la palla passa di nuovo agli inquirenti.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.
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