Il governo di Giorgia Meloni punta ad alleggerire il carico fiscale sul ceto medio con il taglio della seconda aliquota Irpef
Il governo è tornato al lavoro dopo la breve vacanza agostana. Il primo impegno gravoso che attende l’esecutivo sarà quello di predisporre a grandi linee quella che sarà la nuova manovra finanziaria per l’anno venturo. Buone notizie sono in arrivo per quanto concerne le entrate fiscali che nei primi sette mesi dell’anno si sono tradotte in un maggior gettito pari a +19,2 miliardi di euro. Si tratta di numeri lusinghieri che potranno quasi sicuramente agevolare il taglio dell’Irpef che l’esecutivo intende attuare e che si estenderanno in misura maggiore sui redditi medio-alti.
I limiti dettati dal Patto di Stabilità
Sebbene il ministro Giorgetti abbia sdegnosamente respinto l’ipotesi che si possa parlare di “tesoretto” al fine di scongiurare ogni tentativo di “assalto alla diligenza” da parte di sindacati e dicasteri, non vi è dubbio sul fatto che il quadro dei conti pubblici oggi sia più rassicurante rispetto allo scorso anno. Sul governo però pende sempre la mannaia del Patto di stabilità e della procedura d’infrazione per deficit eccessivo che imporrà una sforbiciata di almeno una decina di miliardi di euro all’anno rispetto al Pil.
Cosa prevede l’attuale regime
Gli attuali tre scaglioni prevedono l’applicazione del 23% di imposta per redditi fino a 28 mila euro, del 35% per redditi tra 28.001 a 50.000 euro lordi e del 43% sui redditi che superano i 50 mila euro. Per l’erario il risparmio massimo è stato di 260 euro all’anno. Una riforma che non ha favorito il ceto medio, sul quale però adesso si concentreranno maggiormente le attenzioni dell’esecutivo.
Cosa potrebbe accadere con la nuova riforma
Secondo quanto trapela da fonti governative, il taglio dell’Irpef previsto con la nuova finanziaria riguarderebbe i redditi sopra 28.000 euro e fino a 50-60.000 euro. Una misura nella quale verrebbero coinvolti 8 milioni di contribuenti. Si prevede, inoltre, un abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% per la seconda fascia di reddito. Se gli scaglioni restassero quelli sopra esposti, in chi dichiara redditi sopra i 50.000 euro risparmierebbe circa 440 euro all’anno. Non si esclude la possibilità che il secondo scaglione possa essere esteso fino a 60 mila euro di reddito lordo.
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