Il governo dovrà trovare delle alternative valide per salvaguardare i conti dell’Inps e per evitare di sborsare troppi quattrini per le prestazioni assistenziali
In attesa della tanto attesa quota 41 per tutti e della nuova riforma delle pensioni, il governo ha confermato tutte le soluzioni precedenti per poter andare in pensione anticipatamente nel 2025. Sono state confermate alcune soluzioni per il 2025, come l’Ape Sociale e Opzione Donna. In ogni caso anche la cosiddetta Quota 41 non rappresenta affatto una soluzione da esaltare, anche perchè per versare 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, non è affatto semplice. Si tratta, infatti, di un bel gruzzolo di contributi che non tutti riescono a raggiungere.
Le possibili alternative all’attuale sistema
Di fatto l’attuale sistema che consente di andare in pensione con la pensione di vecchiaia che prevede il versamento di almeno 20 anni di contributi, non è una cosa fattibile per tutti i contribuenti. Gli attuali sistemi, per poter garantire una pensione dignitosa, prevedono carriere decisamente più lunghe. Non vanno dimenticati neanche quei lavoratori che perdono il lavoro quando hanno superato i 60 anni di età e non sono più occupabili. E sono ben lontani dai 20 anni di contributi versati. In questo caso, lo stato dovrebbe cercare una soluzione, magari una misura che consenta di mandare in pensione anche a chi ha superato i 60 anni di età.
Perchè si tratta di una soluzione equilibrata
Trovare una soluzione che eviterebbe allo Stato di dover pagare costosi sussidi potrebbe rappresentare anche un toccasana per le casse pubbliche. L’idea di una quota 98, ad esempio, potrebbe rappresentare la soluzione più equilibrata, con 35 anni di contributi versati e 63 anni di età. Questo perchè una carriera lavorativa con 35 anni versati, rappresenterebbe in ogni caso una quantità sufficiente anche per salvaguardare i conti dell’Inps. Si tratta della quantità di contributi attualmente prevista per lo scivolo dei precoci e per opzione donna. La vecchia quota 96 era stata in vigore fino al 31 dicembre 2011 prima che venisse approvata la Riforma Fornero.
Un sistema che eliminerà la necessità di prestazioni assistenziali
Anche l’età anagrafica dei 63 anni è stata quella già prevista per l’Ape sociale, anche se oggi sono stati inseriti 5 mesi in più portandola a 63,5. Un’età comunque ben più elevata rispetto a quella prevista con quota 103 o con quota 100. Se venisse approvata quota 98, sia l’Ape sociale che opzione donna, non avrebbero più ragione di esistere, così come anche altre prestazioni assistenziali.
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