Incidente Mestre, le prime risposte dell’autopsia sul conducente del bus precipitato
Continuano le indagini sulla tragedia stradale di Mestre avvenuta lo scorso 2 ottobre, quando un autobus è precipitato dal cavalcavia Superiore di Marghera. Nell’incredibile incidente ha perso la vita l’autista Alberto Rizzotto e altre 20 persone sono morte, erano tutti turisti stranieri, ci sono stati anche 15 feriti tra cui alcuni versano ancora in gravi condizioni.
Il primo esito dell’autopsia
Come riporta Leggo.it, i primi risultati dell’autopsia eseguita sul cadavere dell’autista, indicano che quest’ultimo potrebbe non aver accusato alcun malore. Mancano le chiare evidenze della presenza di un malessere fisico, il suo cuore è apparso sano. Tuttavia, all’inizio della prossima settimana sarà eseguita un’analisi più approfondita dello stato del cuore dai medici legali Guido Viel e Roberto Rondolini incaricati dal pm Laura Cameli. Dal primo esito dell’autopsia pare siano emerse delle lesioni sulle dita che potrebbero significare che il conducente del bus ha stretto il volante con grande forza.
La ricostruzione dell’incidente
Il pullman de La Linea Spa, stava effettuando un servizio di navetta tra il Tronchetto e il camping Hu di Marghera, quando ad un certo punto, senza contatto con un altro mezzo, si è spostato verso destra strisciando per circa 50 metri lungo il guardrail, senza nessun segno di frenata o tentativo di rimettersi in carreggiata, fino a quando la barriera è finita a causa di un varco di un paio di metri; a questo punto l’autobus ha scartato ulteriormente verso destra, è stato trafitto nel guardrail che ricominciava di fronte ed è volato per circa dieci metri sulla sottostante via della Pila, la strada sottostante.
Si fa largo un’altra ipotesi
Per adesso, in attesa di ulteriori accertamenti sullo stato di salute dell’autista che sarà eseguito dai medici legali, le prime risposte dall’autopsia sembrano escludere la possibilità che l’autista del bus abbia avuto un malore. A questo punto, si fa largo l’ipotesi di un guasto al pullman, pista quasi scartata inizialmente, in quanto si tratta di un nuovissimo Yutong E-12, con propulsione integralmente elettrica, entrato nella flotta della Linea appena un anno fa. Anche la strisciata sul guardarail potrebbe essere interpretata diversamente, non più conseguenza di un problema, ma un atto volontario da parte del conducente di rallentare un mezzo su cui aveva perso il controllo. Operazione che peraltro gli stava per riuscire visto che i dati del gps avrebbero dimostrato che ha toccato la barriera a 36 chilometri orari e quando è arrivato sul bordo andava a passo d’uomo, a circa 6 all’ora. Una delle spiegazioni potrebbe riguardare un guasto ai freni, ma è solo una congettura.
Lo stato del guardarail e del manto stradale
Sarà eseguita una perizia sull’autobus nei prossimi giorni, così come quella della scatola nera che consiste in una serie di file conservati su un sistema cloud dell’azienda cinese. Al momento, dopo l’autopsia, la seconda consulenza della procura è stata affidata ieri dal pm Cameli e riguarda l’idoneità del guardarail, le condizioni del manto stradale e la dinamica: ma solo quella dal momento dell’impatto in poi l’ispettore del Mit Placido Migliorino, già impegnato nelle indagini sul ponte Morandi. Migliorino, romano, prima di rientrare a casa ha già fatto un primo breve sopralluogo sul cavalcavia, ma le operazioni inizieranno il 25 ottobre: quel giorno, a partire dalle 13, il viadotto verrà chiuso al traffico, poi ci sarà il bis il 9 novembre. Il consulente ha chiesto 120 giorni e dunque il deposito dell’elaborato è previsto per fine febbraio del 2024.
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