La strage di Paderno Dugnano con 68 coltellate
Nonostante ci sia la confessione del 17enne che ha sterminato con 68 coltellate la sua famiglia, a Paderno Dugnano in provincia di Milano, la vicenda dell’orrore continua a essere raccontata da tv e giornali, se ne parla sui social, se ne parla nelle case degli italiani, tanto ha colpito questa vera tragedia. Dopo quasi 12 ore da quando Riccardo C. ha ucciso mamma Daniela, papà Fabio e il fratellino Lorenzo, davanti ai magistrati racconta singhiozzando le fasi più terribili della notte della strage. La freddezza dei numeri, ancora più delle sue parole, basta a far capire cosa è successo in quella cameretta. Il 17 enne ha colpito con il coltello prevalentemente nella zona del collo, 12 volte la mamma, 17 volte il padre, il resto al fratello che dormiva.
Riccardo racconta perché ha deciso di non fermarsi
Come sottolinea il corriere di Milano, il 17enne spiega durante l’interrogatorio perchè non ha deciso di fermare quell’orrore. “Quando avevo il coltello in mano ho iniziato, a da lì ho deciso di non fermarmi perché pensavo sarebbe stato peggio. Non ricordo quante coltellate ho dato a mio fratello, erano tante“. “Un’esplosione”, come la definisce Riccardo nel suo interrogatorio. Un “pensiero rimasto tutto il giorno”. “Avevo già pensato di commettere questo fatto. Non è stata un’idea che ho avuto ieri sera – mette a verbale -. Pensavo che uccidendoli io avrei potuto vivere in un mondo libero. Pensavo che distaccandomi dalla mia famiglia io avrei potuto vivere in solitaria. Già la sera prima avevo intenzione di farlo, Ma non l’ho fatto perché non ero convinto. Non melo sentivo“.
Un’altra storia
Riccardo C. per mezza giornata ha tentato di raccontare un’altra storia: “I miei erano andati a dormire. Ho guardato un po’ di televisione e sono andato in bagno. A un certo punto ho sentito urlare mio fratello. Allora sono andato verso il piano di sopra: mio padre in piedi ma chinato in avanti verso il letto di mio fratello, mia madre a terra. Ho preso il coltello e l’ho colpito. Lui si è girato e ha provato a reagire con le braccia. Io ho cominciato a colpirlo di nuovo anche quando era a terra“. La stessa versione che il giovane assassino dà all’operatore del 118: “Papà ha ucciso mamma e fratello e io l’ho ucciso“. “Ma come mai tuo papà ha fatto una cosa del genere? Avevate problemi di salute? Che problemi c’erano in casa?”. Tutto questo chiede il centralinista per dare tempo ai carabinieri di arrivare sul posto. Riccardo risponde: “No, con mia mamma no. Io non so perché l’ha fatto“.
Il racconta traballa, il cambio di versione
Il racconto traballa appena i carabinieri entrano in casa. Ci sono macchie di sangue sul pianerottolo della scala, in camera la luce è accesa. Alla fine Riccardo ammette tutto: “Il piano era uccidere con una coltellata mio fratello e mio padre e poi far finta che mia madre mi avesse aggredito e io mi fossi difeso. Poi quando ho visto che non morivano ho cambiato versione, sostenendo che era stato mio padre”. Nella sua confessione ricostruisce quello che è accaduto quella sera, sabato scorso – quando a casa ci sono amici e parenti per festeggiare il 51° compleanno del padre. “Una serata normalissima” dicono i familiari. “Io e mio fratello eravamo in camera con degli amici, stavamo giocando alla playstation – racconta Riccardo – Poi non ricordo a che ora, ma poco dopo le 10 sono andati a letto“. Una volta che tutta la famiglia dorme, Riccardo aspetta il momento giusto per scendere e prendere il coltello in cucina. Tutto avviene poco prima delle due.
La premeditazione
C’è un punto dell’interrogatorio sul quale, secondo la procura, trova fondamento l’aggravante della premeditazione: “Avevo già pensato di commettere questo fatto. Non era un’idea che ho avuto ieri sera“. Ma il difensore del 17enne Amedeo Rizza smentisce questa tesi che martedì mattina lo ha incontrato al Cpa del Beccaria: “E’ provato e pentito, sa che non può tornare indietro. Ma non aveva premeditato il delitto“. Proprio su questo punto, poche ore dopo, i pm Elisa Salatino e Sabrina Ditaranto hanno deciso di ascoltare nuovamente il giovane in vista dell’udienza di convalida davanti al giudice di giovedì mattina. “Ha ridimensionato un po’ la premeditazione, rimane un pensiero non immediatamente precedente all’azione – hanno spiegato i magistrati all’uscita -. La nostra ipotesi non cambia“. Nel nuovo esame il 17enne avrebbe specificato che non aveva mai pensato prima di uccidere i familiari, ma solo che stava vivendo un pesante malessere e stava pensando a qualsiasi modo per uscirne. “Ma mai uccidendoli”. Ha raccontato di aver immaginato di “scappare di casa” senza tuttavia farlo. Ha poi chiarito cosa intendesse in riferimento al desiderio di andare in Ucraina: “Volevo vedere da vicino la sofferenza della gente che vive in quei territori. Niente più“. Nella sua stanza al Cpa del Beccaria incontra educatori e psicologi e legge i libri che ha preso dalla biblioteca in carcere. Una sola richiesta: “Quando potrò vedere i nonni?“.
Classe 1971, da oltre un decennio svolgo il lavoro di redattore web. Ho collaborato con molti siti ed essendo una persona poliedrica mi sono occupato di svariati argomenti, dall'astrologia alla salute, dalla politica al fisco, dalla tv allo sport. Ma mi diletto anche nella stesura di articoli di terremoti, astronomia, cronaca, tecnologie e lotterie. Adoro scrivere ma anche leggere.