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Pensione di reversibilità dopo il divorzio: arriva la sentenza della Cassazione. Ecco cosa cambia

Una sentenza della Cassazione ha stabilito nuovi requisiti per assegnare la pensione di reversibilità dopo il divorzio: ecco quali sono

Pensione di reversibilità dopo il divorzio: arriva la sentenza della Cassazione. Ecco cosa cambia
Foto Wikimedia

La pensione di reversibilità dopo il divorzio non è più legata solo all’assegno divorzile: ecco cosa è cambiato

La pensione di reversibilità è una prestazione economica erogata dall’INPS ai familiari superstiti di un lavoratore o pensionato deceduto. Tradizionalmente questa tutela spetta al coniuge, ai figli e in alcuni casi ad altri parenti, tuttavia la sua estensione agli ex coniugi ha suscitato diverse interpretazioni giurisprudenziali nel tempo. Di recente la Corte di Cassazione è tornata sul tema con l’ordinanza n. 8375 del 2025: con questa decisione i giudici hanno aggiornato le condizioni che regolano l’accesso alla reversibilità in caso di divorzio, introducendo novità rilevanti per molte famiglie. Ecco quali sono e cos’è cambiato, come riportato da QuiFinanza.it.

Le novità dopo la sentenza della Cassazione

Secondo la nuova interpretazione fornita dalla Cassazione, l’ex coniuge può accedere alla pensione di reversibilità anche se non percepisce un assegno divorzile. Il punto centrale della sentenza è il riconoscimento della fragilità economica come criterio sufficiente per valutare il diritto alla prestazione. In sostanza, ciò che conta non è tanto la presenza formale dell’assegno ma la concreta condizione di bisogno in cui versa l’ex partner. Se quest’ultimo si trova in uno stato di indigenza e non possiede altri mezzi di sostentamento può avanzare richiesta per una quota della pensione. Il giudice dovrà valutare la singola situazione e considerare sia il reddito della persona in questione che l’eventuale assenza di altre fonti di aiuto.

Requisiti per l’accesso alla reversibilità

Per ottenere la pensione di reversibilità dopo il divorzio non basta quindi essere stati coniugi del defunto: è necessario dimostrare una condizione economica svantaggiata. In assenza di un assegno divorzile l’ex coniuge dovrà provare di essere privo di autosufficienza economica. Il giudice esaminerà diversi fattori: reddito attuale, eventuali aiuti familiari o sociali e il bilanciamento con i diritti del coniuge superstite (se presente). Si tratta quindi di un diritto non automatico ma subordinato ad una valutazione molto attenta.

L’importanza di documentare il bisogno economico

L’importo della pensione di reversibilità è proporzionale a quanto il coniuge divorziato percepiva prima della morte del defunto. Altri fattori che incidono sul calcolo sono la durata del matrimonio, l’entità dell’assegno divorzile, le condizioni economiche dei due coniugi superstiti e la durata delle rispettive convivenze prematrimoniali. Per tutte le info visitare il sito dell’INPS.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.

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